Bosnia 2003 Una, Unac, klokot, tre fiumi della Bosnia occidentale con acqua pura, tanti insetti e qualche controindicazione. (già pubblicato su Fly Line) Sportelli Marco
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Nel tardo pomeriggio sedetti su delle radici ricoperte di muschio e licheni a riposare. L’aria era un misto di tepore del sole e fresco del vento, tolsi gli occhiali e mentre sbucciavo un’arancia guardai Sandro pescare: prese tre trote, piccole, e poi…poi un dolce torpore mi fece tornare a vent'anni. Pescatore a mosca in erba leggevo su “Pescare”, l’unica rivista reperibile in quel periodo, le avventure di Lumini che a bordo di un camper si spostava da un fiume all’altro del sud Yugoslavia. In un periodo in cui le uscite le valutavo ad ore, quelle settimane intere di pesca erano per me un mito. Irrealizzabile, superiore alle più ardite fantasie. Cominciai tuttavia a sognare di questa Sangri-Là, i cui Dei, limpidi e selvaggi, avevano nomi esotici: Buna, Neretva, Una, Pliva, Korana…e di quegli uomini avventurosi che avevano il sacro compito e la fortuna di esplorarlo. Non so che viso avesse Marco Polo ma da allora me lo sono sempre immaginato con barba, wader ed un berretto di feltro. I pochi soldi, la carica ormonale tipica di quell’età, la mancanza di compagni di pesca disposti a simili avventure, ed in seguito la guerra, furono tutti validi motivi per impedirmi la realizzazione di questo desiderio giovanile. In verità, durante un lungo tour sulla costa Dalmata, rubai un paio di giorni al mare per questi fiumi così affascinanti, ma anche se mezze giornate di pesca, con la morosa al seguito, non sono proprio quello che si dice “un’avventura”, certe immagini, come le strane trote che popolavano allora il Buna, persistono ancora. Quando mi ridestai ero rimasto solo. Una leggera foschia si sollevava dall'acqua. Una coppia di pipistrelli sfrecciava attraverso il cielo grigio. Eccetto il costante scorrere dell'acqua non c’erano rumori. Mi rialzai, con calma, vedendo in lontananza già le prime bollate. Erano le lente, sostanziose bollate di grossi pesci. Dopo un paio di rifiuti agganciai una bella iridea. L’ennesima. La sensazione di essere arrivato troppo tardi mi ha perseguitato fin dal primo momento. I fiumi sono ancora selvaggi, ma la gestione è velocemente diventata commerciale. Le acque sono sfruttate intensamente e ripopolate con materiale adulto per incentivare il turismo. Il mio sogno giovanile, che prevedeva fiumi vergini, ricchi di pesci, che scorrono in vallate disabitate, od i cui pochi abitanti non sono sufficientemente evoluti per catturarli con la lenza, rimane una chimera. L’itinerario che vi propongo è economico ed assolutamente tranquillo. I tratti di pesca sono frequentati ogni anno da decine di pescatori, i locali sono allegri e passano il loro tempo libero ad arrostire pecore infilzate in un lunghissimo spiedo di legno, gli insetti, vero termometro della pesca a mosca, sono numerosissimi, ma se posso influenzare le vostre decisioni questa è una meta che non vi consiglio. Ecco i dettagli.
La lunga, costante schiusa è quasi terminata. Montare una May fly di mattina e toglierla a sera continuando a catturare fario appostate nei sottoriva ed iridee che salgono in verticale da oltre due metri di profondità è un’esperienza che mi mancava. Guardando verso monte, rare, delicate bollate rompono ancora la superficie. Ultimi avanzi. Postumi di un lauto banchetto. Risalgo lentamente memorizzando questi ultimi ritardatari. Nei pressi dell’altra sponda un’ombra scura attrae la mia attenzione. Troppo grande perché sia un pesce, ma d’alghe complete di bocca, che si apre ad intervalli regolari, non ne ho mai viste. E’piazzata tra la sponda opposta ed un erbaio dal quale è parzialmente mascherata. Uno spettacolo solo a guardarla: all’apparenza immobile, ondeggia lentamente intercettando ninfe trasportate dalla corrente. La osservo senza fretta. Al passaggio di una grossa Danica freme appena. E' palese che non bolli ma prima di passare alla ninfa un lancio con la secca non si rifiuta a nessuno. Succede l’improbabile. Appena la mia mosca cade nei paraggi (troppo nei paraggi) il mostro alza la testa, si fa sollevare lentamente dal flusso ed il suo muso buca la superficie dell’acqua con le mandibole già aperte. Mi costringo a non ferrare fino a quando lo vedo tornare verso il basso. Qualche giornata di pesca alle trote del Piave mi avevano già insegnato l’importanza di dare a questi grossi pesci il tempo di richiudere la bocca. Tempi e ritmi diversi rispetto alle trotelle cui sono abituato. “Aspettare. Attendere che chiuda la bocca e torni in posizione”. Dopo qualche ferrata a vuoto, questa nozione, riportata in tutti i sacri testi di pesca, mi era velocemente tornata in mente. Ce l’ho! E’ incredibile ma si è mossa per ghermire questa piccola preda ed ora è sbalordita quanto me. Cerco di muoverla dalla sua posizione, lei s’incaz… si adira, parte verso monte incrocia un ramo sommerso e lo 0,18, a cui avevo legato la mia mosca, se ne va come fosse cotone. Un’emozione troppo breve, ma intensissima. Per sdrammatizzare penso ad una trota vanitosa. Evidentemente la mania del piercing sulla lingua si è diffusa anche nei Balcani e lei non ha voluto perdere l’occasione per avere il suo, gratis per giunta!
Il Klokot è troppo profondo,
l’acqua è troppo limpida e pura, l’accesso è troppo comodo e per giunta la
vostra auto invece di poterla parcheggiare in un punto isolato ed in balia dei
malintenzionati siete costretti a lasciarla all’ombra dei Pioppi sotto
l’occhio vigile del guardiapesca, i pesci sono in gran parte di ripopolamento,
sono troppi e troppo grossi, il regolamento è troppo restrittivo permettendo
solo la pesca a mosca ed il prelievo di un solo capo con misure minime
elevatissime, le mosche di Maggio sono infestanti e pescare tutto il giorno con
la loro imitazione su pesci che bollano è veramente noioso. Ve lo sconsiglio.
Il colpo d’occhio è
straordinario. Guardando dall’alto le sue lunghe, limpidissime piane, immerse
tra la vegetazione, la mente corre subito a prede da sogno. Solo avvicinandosi alle rive con la nostra canna da
mosca ci si rende conto di essere fuori luogo. Il fiume non è guadabile; le
piane sono immense, profonde e dispersive. Risalendo da Kulen Vakuf verso Martin Brod la situazione migliora parzialmente, aumenta il
gradiente ed i raschi con acqua bassa e veloce sono più frequenti. Nonostante
lo spettacolo dei posti e le schiuse intense di sedge e mosche di Maggio la
pesca è poco produttiva, continua ad essere dispersivo ma soprattutto il poco
pesce presente è bersagliato da pescatori locali, tutt'altro che sprovveduti.
Ma l'Una a Martin Brod è totalmente differente.
Sono qui ora. Le grandi perle si tuffano a decine in queste grandi vasche d’acqua calma, ed i pesci, che ne seguono il movimento sotto il pelo dell'acqua, si esibiscono in salti spettacolari afferrandole al volo o sfrecciano velocissimi a ghermire la malcapitata che si attarda in acqua. Non ho nessun’imitazione specifica, in vita mia ne avevo viste volare forse un paio e mai e poi mai credevo ci si potesse pescare. Per fortuna le trote sono di bocca buona e ghermiscono anche queste sedge "ciccione" in pelo di cervo che batto violentemente sulla superficie. Peccato la taglia, sono fario ed iridee bellissime come livrea ma la taglia è da torrente appenninico. Solo ora mi accorgo che passo dopo passo ho raggiunto il centro del fiume. Rinuncio ai pesci fuori tiro e con apprensione guadagno la riva. Lo spettacolo dell'Una è straordinario ma risalirlo tra la foresta sommersa è difficile ed inoltrarsi su questi stretti lembi di roccia circondati da pozze profonde è pericoloso. I pesci sono numerosi ma di taglia modesta ed assalgono senza remora grosse mosche. C'è qualche temolo. Le imitazioni di Grande Perla sicuramente latitano anche nella vostra scatola e mettersi al morsetto per fare dei "mostri" che non saprete se mai più utilizzerete non vale la pena. Se decidete di inoltrarvi in questo labirinto non pensate a me, io ve lo sconsiglio ufficialmente. Evitatelo
In quarant'anni di vita è
stato un piacere fare tanti tipi di
cose pazze e sconsiderate anche se poche sono sopravvissute alle loro
controindicazioni. Solo due hanno sempre meritato di essere fatte: una non si fa
abitualmente all’aperto, perlomeno non in inverno. L’altra è lo scoprire
passo dopo passo nuovi fiumi. Mi piace
la confortevole sensazione di pescare un tratto d’acqua che ho già battuto
tante volte. E' in questi posti che raggiungiamo l'eccellenza, conosciamo gli
insetti che lo popolano, sappiamo a memoria dove sono i pesci ed il modo più
efficace di presentargli l'imitazione.
E' serenità e certezza.
Il piacere di pescare nuove acque, posti lontani è speciale, è l'avventura, è
la curiosità, è l'inatteso scenario che ci aspetta dietro la prossima curva,
è quel qualcosa che pervade i nostri sogni prima della partenza.
E’ eccitazione e scoperta. Risalgo cercando di posare la mia mosca in tutti quei posti dove immagino un temolo, ma le trote, che bollano e ghermiscono indesiderate la mia insidia, sono le uniche prede. Ora però li vedo. Uno molto grosso gira vicinissimo ai miei stivali, altri, di poco più piccoli, sostano in formazione sparsa ai bordi della corrente. L'eccitazione sale ma, né le classiche da temolo, né la sedge che ha funzionato fin'ora con le trote sembrano minimamente interessarli. Rinuncio e torno nel tardo pomeriggio. I tricotteri scorazzano sulla superficie, Grandi Perle si tuffano violentemente in acqua, l'attività a galla delle trote è intensa. Li osservo a lungo sperando di vederli bollare su tutto questo ben di Dio. Inutilmente. Ricomincio a lanciare con gli stessi risultati della mattina, a parte un temolotto catturato casualmente.
30/05/03
Oggi c'è il
sole. Ho dedicato buona parte della mattina a catturare le grosse trote seminate
sopra il ponte di Martin Brod. Torno verso valle dai "miei" temoli che
è quasi mezzogiorno. Il sole a picco e le bollate sporadiche promettono poco di
buono, così evito di tornare nelle piane di ieri e decido l’esplorazione di
una grossa buca.
Risalgo il fine-buca passo dopo passo e ne individuo anche qui un branco
saldamente ancorato al fondo. Al secondo passaggio il pesce più a valle accenna
una salita, senza seguito, cosi, memore di essere stato schernito la sera
precedente dai miei compagni di pesca, decido di prostituirmi alla ninfa. Non
sono capace; non mi piace; forse non sono capace perché non mi piace. Lego 60cm
di nylon alla curva dell'amo della sedge e gli append L'Unac è un torrentone di fondo valle, la portata è sostenuta e l'acqua è gelida. Rimasto chiuso alla pesca per anni ora è accessibile solo pescando a mosca e con un regolamento molto restrittivo. Il tratto praticabile va dall'uscita del canyon alla confluenza con l'Una. In tutto un paio di chilometri. In verità se amate la pesca a ninfa piombata, vi piacciono le sfide e capitate con i livelli bassi come quelli da noi trovati è possibile risalire ben oltre, nelle gole, e pescare in profonde buche, circondati da ripide e suggestive pareti rocciose. Si narra di belle trote selvagge e temoli enormi. Si narra. Una passeggiata a piedi, lungo il sentiero che lo risale a mezza costa, merita sicuramente il tempo che vi ruberà alla pesca. Poco a valle delle gole e ben visibile dal ponte di Martin Brod, esiste una piscicoltura. La portata totale del torrente e la bassa temperatura dell'acqua sembrano minimizzare i danni apportati da quest’impianto, ma in quest’ambiente, per altri versi vergine, è un vero pugno in un occhio. Nella piana sopra al ponte fario ed iridee giganti sono pronte a contendersi le vostre imitazioni. Sul ponte sosta il guardapesca. Dal ponte alla confluenza con Una si alternano piane e raschi, tutti pescabili a secca od a ninfa e ben popolati di trote in tutte le taglie. Dei temoli che dire, ce ne sono pochi ed anche molto grossi ma non li ho mai visti bollare e dei quattro allamati nessuno è resistito fino al guadino. Gli insetti presenti testimoniano l'ottima qualità dell'acqua. Sedge e Grandi Perle sono una costante durante tutto il giorno, per riempire letteralmente cielo ed acqua verso sera, quando gli si sommano le Yellow sally.
L'Unac è troppo corto, i pesci sono troppi e di tutte le taglie
costringendovi a catturare almeno dieci trote piccole per ogni bella,
l'allevamento è scomodo da guardare e le grosse trote che stazionano nei suoi
pressi sono un’offesa alla ben nota intelligenza dei PaM. Gli insetti sono
eccessivi ed invadenti, infilandosi spesso negli occhiali o dentro il collo. I
pesci selvatici dentro la gola sono troppo difficili e se percorro tutti questi
chilometri per pescare voglio che mi siano serviti in un piatto d'argento, non
che debba scarpinare tra le rocce.
Il guardapesca è gentile, controlla anche la vostra macchina ma non conosce una
parola d'Italiano.
Temoli oltre i cinquanta centimetri, come questo della foto, potete
tranquillamente catturarli anche in Italia, a secca per giunta.
Non ci andate. Il viaggio. Abbiamo traghettato da Ancona. Il viaggio è comodo, si parte alle dieci di sera, si mangia e si dorme in traghetto ed alle sei di mattina si è già a Zara. Per informazioni su orari e tariffe si può contattare la compagnia Amatori (www.amatori.com / Tel. 071 204305). Dal primo Giugno il numero dei collegamenti aumenta ed esiste anche un traghetto veloce che vi sposta in Croazia in un paio d'ore. Da Zara a Kulen Vakuf ci sono cento chilometri. Trenta in più se invece volete andare a Bihac. Al confine Bosniaco vi chiedono il passaporto e verificate che la vostra carta verde sia valida anche per questo stato. A chi va di fretta farà piacere sapere che esiste un collegamento aereo che dall'Italia fa scalo all'aeroporto di Bihac. Per la permanenza invece ci siamo appoggiati a Gatti (www.gatti-flyrods.it) che con 50-60€ al giorno fornisce pernotto, cena e permessi. Da Bihac, cittadina gradevole e attrezzata anche per il turista ecco come recarsi ai vari fiumi. Prendendo in direzione sud, verso Sarajevo, si costeggia il fiume Una. Dopo 20km si devia a destra per Kulen Vakuf, si oltrepassa il paese e si prosegue, sempre con il fiume sulla destra, per altri 10km su di una strada sterrata fino ad arrivare ad un ponte distrutto e ricostruito dai Canadesi. Da questo ponte, potete ammirare l'Unac che confluisce in Una. Proseguite in sponda destra fino ad arrivare sul ponte dell'Unac dove troverete il guardapesca. Per raggiungere il Klokot, sempre da Bihac si prende in direzione Zagabria o Croazia e fatti un paio di chilometri lo si attraversa. Percorrete altri 300mt ed all'indicazione Klokot girate a sinistra. Sempre dritto fino in paese, dove al minareto si gira ancora a sinistra. Proseguite su questa strada sterrata senza demoralizzarvi e dopo qualche chilometro arriverete nei pressi della risorgiva. I miei compagni di pesca erano curiosi di vedere il Gacka, così al ritorno si è presa la via di terra. I chilometri sono oltre 600 ed anche inserendo qualche sosta è dura, soprattutto se a bordo c'è il divieto di fumare. L'ultima immagine che ricordo del viaggio è, all'arrivo a Cesena, Gigi, in piena crisi d’astinenza, dirigersi verso il distributore automatico di sigarette e mentre risalgo in macchina lo sento attribuirgli arbitrariamente una madre poco raccomandabile e poi insultarla pesantemente. Temo che rimarrà senza fumare fino a Lugo. Epilogo. I posti sono notevoli, l’acqua dei fiumi è praticamente potabile, ma soprattutto mi sono piaciuti gli insetti: ne ho visti più in tre giorni che in un paio di stagioni di pesca. I pesci sono quelli che sono, più o meno grandi, più o meno pinnati, più o meno quelli che ho trovato in tanti fiumi Sloveni, Croati, o NK Italiani. Riempire un fiume di pesce è facile, quello che è impossibile è avere tante schiuse e tanto intense quanto ci sono ancora qua. Le attese maturate prima della partenza erano maggiori, pensavo di scoprire un paradiso perduto, invece ho trovato tanti pescatori e trote di semina, ma il mio bilancio è positivo, le catture ci sono state, e tutte a secca. Paesaggi, avventura, buona compagnia, un pizzico di brivido, ecco cosa mi rimane, ma più di tutto riemerge dalla mia mente, anche nei momenti meno opportuni, quella grossa, impossibile trota che con una semplice salita è stata in grado di imprimermi un ricordo indelebile. Ricordatevi, quest’itinerario non è per voi, ve lo sconsiglio vivamente, non ci andate, evitatelo… almeno nell’ultima settimana di Maggio. Contavo di tornarci proprio in quel periodo!!!!!
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