|

Ognuno di
noi è legato, per ricordi ed emozioni, ad alcuni fiumi più che ad altri. Uno dei
miei è il Piave. Su questo fiume ho effettuato le mie prime uscite di pesca a
mosca fuori regione, scoprendo un mondo che non conoscevo e che ha finito con
l’occupare una grande parte dei miei pensieri. Lo vidi per la prima volta a
Belluno, nel ’93 0 ’94, anno in cui fu istituito, credo, il tratto No Kill
cittadino. Fino ad allora la pesca alla trota per me significava piccoli
torrenti romagnoli pescati a spinning per molti anni e, da alcuni mesi, a mosca.
Torrenti non troppo ricchi di cibo per le piccole, spesso bellissime, trote e
per i vaironi. Torrenti che amo e frequento tuttora. Affacciarmi su un fiume
vero, con una portata d’acqua tanto maggiore, chinarmi a rovesciar ciottoli
nell’acqua presso le sponde e veder fuggire una quantità di insetti ed avannotti
fino ad allora neppure immaginata, pescare su pesce in bollata costante, fu per
me una rivelazione. Sono tornato più volte ogni anno ed i ricordi di tante
emozioni sono andati ad aggiungersi a quelli iniziali. In questo fiume ho preso
le mie due più belle trote a mosca secca, o meglio: una presa ed una persa (la
più grossa, ovviamente), dopo una lotta emozionante. La prima, una marmorata di
64 cm. che bollava in acqua non più alta di una spanna su grosse dun (credo di
rithrogena). Mi ricordo con sorprendente nitidezza l’avvicinamento, l’ombra
scura che si sposta un po’ verso il centro del fiume, il timore di averla messa
in allarme, il lancio e la bollata delicata, quasi impercettibile nella
correntina increspata. La seconda, un paio d’anni fa, sotto il pieno sole
d’agosto, in uno di quei momenti in cui giri su ed giù con il moscone da caccia
nell’anellino ferma mosca, con la maglietta appiccicata alla pelle dal sudore,
in cerca di un segnale di vita. In quei momenti provo sempre un punto del fiume
in cui so esserci le marmorate più belle (quelle che non salgono “mai”… quasi);
un punto che non vi rivelerò per non rovinarvi il piacere e l’emozione di
scoprirlo da soli…Insomma, avevo sondato questa fatidica zona quasi per intero,
centimetro per centimetro ed ero agli ultimi lanci in un correntone sostenuto in
cui mai avevo visto un pesce. La mosca che osservavo scendere la corrente era
una stimulator verde su amo dieci che in altri fiumi ritengo una delle esche
“principe”, ma che in Piave equivale, almeno per il sottoscritto, all’ultima
risorsa, alla mosca della disperazione. Quindi ero alla fine di tutto: finita la
zona delle marmoratone, finite le mosche “plausibili”, finita la speranza di
veder pesci. Dapprima la presi per un riflesso, un gioco di luci ed ombre della
corrente, poi vidi distintamente la sagoma di una marmorata che stimai intorno
ai settanta centimetri (lo so che questi pesci non salgono sulla secca,
d’altronde c’è chi dice di aver visto i marziani e a volte gli credono) salire
con
una
lentezza ed una compostezza di cui, data la violenza della corrente, non
riuscivo a capacitarmi, rimanere in sospensione un paio di secondi sotto la
superficie in attesa che il flusso gli portasse la mosca esattamente sulle
labbra; poi vidi una piccola deformazione della superficie, quasi un risucchio,
e la sagoma inabissarsi rapidamemnte. L’inebetimento durò circa un secondo, mi
ripresi non appena il pesce scomparve alla vista e ferrai. Sulle prime il pesce
non si agitò un granché, tenne semplicemente il fondo dando alcune forti
testate, immagino si domandasse da cosa provenisse quel fastidio, poi deve aver
realizzato la situazione perché è partita verso valle ed io la seguivo
zampettando sui sassi, tutto intento a non far salire la tensione laggiù, dove
c’era circa un metro di sottile, troppo sottile, zeroquindici (di solito quando
monto lo stimulator passo al diciotto: la pigrizia mi prende solo nei giorni in
cui sono disposti a salire pesci da settanta). Ci riducemmo in fondo alla lama,
in una situazione di stallo: la trota dall’altra parte, fra grosse rocce ed io
di qua, timoroso che decidesse di buttarsi nella buca sottostante. Poi, senza
ulteriori trazioni o fughe ci fu quel “simpatico” allentamento della tensione di
lenza che tutti conosciamo. Recuperai la coda, il finale, lo zeroquindici, ma
non lo stimulator. Chi ha pescato marmorate sa che quando raggiungono certe
dimensioni hanno ormai sviluppato denti cui un filo così sottile difficilmente
resisterà a lungo.

Il Piave a
Belluno ha dimensioni perfette per la pesca a mosca. Si pesca spesso entro la
normale distanza di lancio, fra i 6 ed i 15 metri, ma ci sono anche punti in cui
devi lanciare abbastanza al limite ed in cui per catturare devono concorrere
alcuni fattori: un lancio lungo ben eseguito, l’assenza di vento o quanto meno
una leggera brezza da monte verso valle e la mosca giusta perché peschi su pesce
smaliziato. La taglia media delle trote è piuttosto elevata (pesci fra i
quaranta ed i cinquanta non sono infrequenti). Ci sono molte fario, una quantità
minore di marmorate e molti ibridi, nonché alcune iridee over size. Una volta
c’era anche una buona popolazione di temoli, poi quasi scomparsi, anche se nelle
ultime due stagioni hanno mostrato una leggera ripresa. Ricordo che il primo
anno si prendevano anche alcuni salmerini di fontana, certamente immessi per
l’occasione e di cui non ho più preso, né visto prendere un pezzo; d’altronde
non è il loro ambiente. Un difetto di questo NK è di esser lungo solo un
chilometro ed un altro difetto è che è un tratto cittadino, con quel che ne
consegue. Quando non c’è disturbo io quasi non mi accorgo di essere in città, ma
in estate puoi incontrare qualche bagnante. Sulla murata che costeggia parte del
tratto a volte c’è gente che passeggia e normalmente si limita a guardare; altre
volte ci sono soggetti più “invasivi”. Ricordo in particolare un giorno in cui
sul suddetto muro sono arrivati dei ragazzi con uno stereo portatile; le casse
erano grandi come il baule della mia macchina e per tutto il pomeriggio hanno
ascoltato e ballato una musica tutta percussioni stile bassifondi di metropoli
USA. Il buon Signore ha creato le mosche, le zecche, le zanzare e tanti altri
esserini di cui mi sfugge l’utilità; ho annoverato il “rapper da fiume “ fra
questi.
|