Temoli Carnici
(già pubblicato su Flyline)
Marco Sportelli
Parcheggi, file allo sportello, tornelli allo stadio…
Quando un mondo ti fa sgomitare per la conquista dello spazio vitale è un mondo piccolo, troppo piccolo. Giornalmente litigo con vicini, spesso troppo vicini e mi consolo sognando di posti lontani, spesso troppo lontani. Da tempo ho accettato tutto ciò quale inevitabile contrappunto al vivere moderno e, bene o male, ci convivo, ma quando sono a pesca non mi riesce, divento insofferente! Che persista in me una scintilla dell’atavico istinto predatorio od un ancestrale residuo di concorrenza alimentare non lo so, ma di certo è un impulso che mi porta ad allontanarmi da possibili rivali. Insomma, mi piace pescare solo. Beh, non che sia così estremista da evitare riserve o zone NK! Semplicemente cerco di frequentarle fra settimana ed anche in questi casi ne sconto il disagio dal “totale catture”. A volte i pesci sono tanti e tanto grossi da gratificare ugualmente il mio ego, altre volte trovo vicini di pesca tanto vicini e fastidiosi da indurmi a tornare sui miei scomodi torrenti.
La ricerca della solitudine è ormai una peculiarità dell’uomo moderno assai diffusa, ma fortunatamente non ha contagiato in massa i pescatori a mosca italiani che allettati da posti comodi, facili e generalmente con tanto pesce, vi si concentrano. Se da un lato ciò significa pesca a contatto di gomito, dall’altro, inevitabilmente, che la pressione di pesca in altre zone è diventata irrisoria. Il Friuli, ex hot spot di tanti moschisti negli anni ottanta, ha subito proprio questa sorte: viene ormai, ed in parte a ragione, snobbato in massa. Io ho ricominciato a frequentarlo proprio attratto da questo calo generalizzato di presenze, ma soprattutto da un meraviglioso regolamento: due semplici letterine (NK) che, apposte sul permesso, mi consentono di accedere a tutte le acque della regione dimenticandomi limiti di riserva, orari, regolamenti locali. Qualsiasi posto mi suggerisca l’aria del mattino, è mio, qualsiasi cambio di fiume mi proponga l’istinto, lo faccio. Quando parto per andare a pesca di solito specifico: “Vado sul Nera, o sul Piave, o sul Brenta”. Quando vengo qua mi limito a dire: “Vado a pesca in Friuli”. Beh, l’apertura mentale di quest’ultima affermazione è evidente!
Questa ritrovata liberta, unita alla presenza di zone ancora poco antropizzate, spesso vale più di schiuse straordinarie o catture over-size. La Carnia è una di queste zone, torrenti naturali si alternano a fiumi di fondovalle discretamente popolati da temoli. Temoli umorali che maturano temperamenti specifici per specifici corsi d’acqua. Eccone qualcuno.
Alto Meduna – Rilassante. Se dovessi insegnare a mio figlio a pescar temoli con la mosca non avrei dubbi su dove portarlo: il Meduna in Val Tramontina. Piacevole il paesaggio, quieto lo scorrere dell’acqua, confortevole il greto di ghiaia e piccoli ciottoli, modesto il gradiente, tranquillo il guado, serena l’azione di pesca senza arbusti in cui impigliarsi, accomodanti i temoli che lo popolano. Rilassante, potrebbe essere una lezione proficua e rilassante per entrambi. Vengo qua anche quando ho bisogno di rifarmi da un “cappotto” o da un itinerario troppo impegnativo. Mi accoglie come una mamma che perdona sempre i propri figli. So che i temoli ci sono, non grossi ma tanti, che posso insidiarli in caccia nei raschi od aspettare la schiusa in una piana, che posso collezionarne tanti di taglia media od andare a tentare i pochi belli in punti precisi. E’ serenità e certezza.
Il tratto in questione si estende dal lago di Redona a risalire per 4-5 km fino alla confluenza con il Vièlia. Il primo accesso utile è quasi alla fine del lago dove una stradina sterrata, proseguendo a piedi, conduce alla parte inferiore del tratto. Attenzione: dalla briglia a risalire per 1000m esiste un divieto di pesca temporaneo. Proseguendo sulla statale fino a Tramonti di Sotto e seguendo le indicazioni “campeggio” si accede al tratto medio. Tramonti di Sotto è molto facile da trovare: è appena sotto a Tramonti di Mezzo, che è appena sotto a Tramonti di Sopra. Sono molto ordinati da queste parti.
La zona che preferisco, perché più naturale, è quella a valle del campeggio. Scendo a piedi almeno un chilometro e comincio a pescare risalendo. Lunghe tranquillissime piane si alternano a brevi raschi. Non cedete alla tentazione d’indossare solo un paio di sandali: anche d’estate e con il sole a picco l’acqua, che scorre in parte in sub-alveo, è tanto gelida da farvi desistere in qualche minuto. Dal campeggio, risalendo fino al torrente Vièlia, salvo un paio di brutte prismate, la conformazione e la pesca rimangono invariati. A monte di questo affluente, invece, la portata si riduce considerevolmente, sicché del Meduna rimane ben poco. Di solito mi fermo qui.
Anche in piena estate i temoli, che si accalcano tutti nei punti più ovvi, non sanno resistere alle nostre imitazioni. Se poi avete veramente portato con voi vostro figlio fate così: una mattina lasciatelo dormire, alzatevi presto e trovatevi in pesca prima dell’alba. In più di una buca incontrerete trote inattese intente a tener i temoli fuori del loro territorio di caccia. Io riesco solo a vederle, l’acqua è troppo limpida ed immateriale, spariscono al solo pensiero di un lancio. I temoli, quelli no, entro ora di colazione avrete tempo di prenderne tanti da saturare le vostre voglie… e quant’è più facile perder tempo a far da maestro quando la smania della cattura è soddisfatta!?
Cellina - Frenetico. Il Cellina corre irrequieto verso valle con un’impellenza giustificabile solo dall’impazienza d’andar a riposare poco più a valle, nel lago di Barcis. Il tratto più interessante va proprio dalla sua immissione nel lago risalendo fino a Claut. Scorre in una stretta valle di cui occupa tutto il fondovalle. Ora a destra ora a sinistra si appoggia nei ripidi fianchi di montagne che in molti punti sembrano sorgere, verticali, direttamente dalla ghiaia del suo greto. Anche la strada che lo risale pare una volta tanto temere la sua irruenza e ben protetta dal cemento od aggrappata a fil di roccia ben raramente s’azzarda ad attraversarlo. Il letto del fiume è mediamente ampio, generalmente a ciottoli e ghiaia con qualche masso e rara vegetazione. Il principale problema nell’affrontarlo è la corrente: tanto sostenuta da permettere il guado solo in determinati punti, tanto veloce da rendere frenetica l’azione di pesca. Le caratteristiche sono omogenee ed ogni tratto si equivale. Sono acque veloci con pesci vigorosi da pescare in caccia. Predominano temoli di taglia media supportati da più rare trote. Sono posti dove paga il senso dell’acqua. Bisogna conoscere i punti preferiti dal temolo ed insistere a lungo. Seppure siano acque molto mosse saliranno esclusivamente su passate perfette. Vi stupirete, vedendo salirne qualcuno solo dopo l’ennesima presentazione, di quanti errori commettiamo senza rendercene conto. Difficilmente si scomodano per piccole imitazioni. Rendono bene mosche visibili e galleggianti: formiche, Klink o mini-Chernobyl, tutte con un vistoso ciuffo bianco e montate su amo 12-14 saranno la nostra prima scelta. Solo dopo aver visto il rifiuto di un bel temolo, non più ripetuto, potrete tentare la carta della piccola imitazione sul preciso filo di corrente su cui l’avete visto bollare. Di solito funziona, ma una cosa è farci qualche passata ben mirata, un'altra farsi del male e tenerla in pesca tutto il giorno. E’ una pesca molto impegnativa, un po’ monotona e ripetitiva ma che permette una certa continuità di catture. Vedrete anche pesci bollare ma non sarà di certo pesca in schiusa. Il periodo migliore è inevitabilmente legato al calo estivo dei livelli, Luglio ed Agosto non sono da buttare, Giugno e Settembre i mesi giusti. Nella parte alta dell’itinerario esiste un tratto NK, non lunghissimo ma sufficiente per una giornata di pesca. La taglia del temolo aumenta, con pesci oltre i 40cm, ed è possibile incappare in qualche grossa “dubbia” trota. A monte di questo tratto, proseguendo verso Claut, il fiume cambia leggermente aspetto, devia bruscamente verso nord ed esce dalla gola per correre in un greto più ampio ed instabile, con meno buche e pochi posti pescabili, la riduzione di portata inizia a farsi evidente. Ci sono sicuramente pesci, ma per me finisce qui: lo preferisco qualche km più a valle.
Cosa - Strano. Non sono mai riuscito a trovare altro aggettivo per definirlo. Strano è come lo racconto agli amici “si, è come tanti altri pero… però è strano: si vedono pesci ed anche belli ma è difficile prenderli; scorre di fianco alla strada, ma spesso si ha l’impressione di essere lontani dal mondo; è un torrente di pianura, ma si apre in improvvise profonde buche…” E’ strano fin dalle sorgenti che meritano certo una visita: l’Orrido del Cosa e l’annessa Grotta Verde sono una tappa obbligata a chi cercasse refrigerio durante una giornata estiva.
E’ strano anche il nome: Cosa. “Cosa” è, appunto, qualcosa difficile da definire.
La zona interessante alla pesca è breve: parte da Travesio ed arriva al bacino di Thul. Scorre in uno stretto alveo delimitato da vegetazione d’alto fusto. A tratti s’è scavato la via nella roccia, a tratti scorre in rapidi raschi, spesso sprofonda in buche inquietanti, qualche grossa briglia ne rallenta il corso formando lunghe piane. Questa alternanza di ripide sponde, radici, massi e buche genera protezione e riparo. Ci sono tane in questo fiume, è certo. Tane profonde, cupe, sicure. Tane per grosso pesce. Tane che stimolano la fantasia del pescatore, ma che impediscono, di fatto, di spopolarlo.
In effetti, ci sono bei pesci, l’ho gia detto, si vedono girare trote fario, marmorate e temoli di taglia. Ci sono schiuse, non a sciami, ma nella giusta stagione si vedono scendere mosche di maggio e volare grossi plecotteri.
Eppure la pesca è difficile, eccetto questi rari momenti io ho sempre catturato ben poco. E’ stano il Cosa. Forse proprio perché è strano continuo a tornarci.
Tagliamento – Elusivo. Se non sapete esattamente dove provare, non pescateci.
E’ uno di quei fiumi in cui può capitare di vedere qualche sprovveduto insistere in posti dove non c’è acqua per undici mesi l’anno.
Dalla confluenza con il Fella a risalire fino a Caprizzi, tra scarichi inquinanti, flusso in sub-alveo e captazioni ciò è ancora più probabile. Ma a monte di Caprizzi le cose cambiano. Non ci sono più prelievi, il greto si restringe fino ad incunearsi in una gola e, per diversi chilometri, strade, case e con loro ogni traccia dell’uomo, spariscono. Restano solo ghiaia, roccia, bosco ed acqua limpidissima. Si accede al fiume dalla strada che da Caprizzi conduce verso la Valtramontina. Poco prima del ponte una stradina sterrata lo risale per 500m fino ad una comoda piazzola di sosta. Già dal ponte si intuisce che è un ambiente perfetto per il temolo: il fiume scorre tra ampi ghiareti e la dove il flusso d’acqua lambisce la vegetazione o qualche grosso sasso, forma qualche lama più profonda.
Il primo tratto è piuttosto monotono e generalmente molto battuto dai pescatori locali. Per apprezzarlo veramente occorre metter in conto una lunga camminata e risalirlo fino al suo affluente di destra, il Rio Nero. Il sentiero che prosegue dal parcheggio è all’ombra, ma sale inutilmente a mezza costa. Non usatelo, molto meglio camminare sul comodo greto del fiume. Il Rio Nero è bellissimo e popolato da trote fario dai colori stupendi, sfortunatamente dopo poche piane si incunea in una gola inaccessibile, lasciandoci solo sognare cosa può celare più a monte. Tornate sul Tagliamento, risalitelo ancora un chilometro e siete giunti al suo cuore. La valle si stringe, aumenta la roccia, le buche ed anche un po’ la taglia delle trote, forse non abbastanza per l’ora di cammino, ma i centimetri che mancano saranno ricompensati dalla solitudine e purezza di questo paesaggio incontaminato. Vi piacerà, ne sono certo.
E’ uno di quei fiumi in cui può capitare di vedere qualche sprovveduto (io) tentare d’insidiare temoli in posti dove non ci sono perché, dimenticavo, in tutto questo tratto, dal ponte di Caprizzi a risalire, il temolo è talmente elusivo da non esserci proprio, perlomeno non ne ho mai catturati: ci sono solo fario, ibridi e qualche rara iridea!
E’ una bella scarpinata sotto il sole. D’accordo! Le trote non sono da copertina. E’ vero! Il temolo latita. Sacrosanto! Ma se cercavate un fiume pieno di grossi pesci, la macchina parcheggiata dietro di voi ed un bello svincolo autostradale davanti… beh, avete proprio sbagliato posto!
Epilogo – Il Friuli non è certo l’Eden della pesca a mosca, la qualità e quantità di molte sue acque, soprattutto quelle del piano, è sicuramente peggiorata, ma a ben cercare sa ancora regalare qualcosa. Ci si lamenta da sempre della condizione delle nostre acque, ed in parte a ragione: potrebbero essere gestite molto meglio. Fino a pochi anni fa la soluzione era semplice, bastava varcare il vicino confine. Ora sento sempre più spesso lamentele anche su quelle limitrofe… ma che i fiumi Sloveni siano pieni di pesci d’allevamento e sempre più cari non è del tutto vero. Io ad esempio quest’anno ho speso molto meno dell’anno scorso…
Non ci sono ancora andato!