Zone NK dell'Appennino Forlivese
(Già pubblicato su Fly Line)
Marco Sportelli
Mezzora.
Il primo vero sole scalda il cemento e l’asfalto della città. Dalla sedia
del bar posso vedere il caldo materializzarsi in distorsioni ottiche. Un
giovane di colore con una tunica sgargiante ed un incredibile sorriso mi
propone degli accendini.
Grazie,
non fumo.
Mezzora.
Sto pensando che basta poco più di mezzora per cambiar mondo e ritrovarmi in
un quieto ed ombroso torrente Appenninico. Lascio gli accendini in garage, gli
ennesimi, carico canna e stivali e parto. Mi resta solo da scegliere la
destinazione. Abituato da sempre ad avere la prima trota decente ad oltre
200km da casa non riesco a capacitarmi di questa nuova opportunità. Mi
riferisco alle zone a regolamento specifico istituite da qualche anno
sull’Appennino Romagnolo.
Voglio
essere chiaro, non sono grandi acque da trota, nessuno dei tratti merita una
trattazione dedicata, ma l'insieme si. L'aver ottenuto sette zone No Kill, per
un totale di 45 km, anche se si sviluppano in gran parte su piccoli affluenti,
è un successo, l'indicazione che la strada per migliorare è aperta.
Per
meglio comprendere la nostra realtà è d'obbligo fare una premessa: la parte
d'Appennino che prendiamo in considerazione, a livello geologico è
caratterizzato prevalentemente da formazioni marnoso arenacee, per intenderci
sabbie ed argille più o meno consolidate, depositatesi in milioni d'anni in
pianura padana, innalzatesi per orogenesi e contemporaneamente profondamente
incise dallo scorrere dei fiumi. Salvo rare eccezioni la monotonia
stratigrafica è assoluta. Quella che scarseggia è la roccia carbonatica,
quei calcari fratturati presenti in ogni valida acqua da trota. Sono loro
difatti, che in funzione dell'elevata permeabilità riescono ad assorbire
velocemente l'acqua meteorica, per poi cederla col tempo alla falda acquifera
o direttamente al fiume e grazie alla bassa erodibilità (pochi fini in
sospensione) ne preservano la limpidezza.
Eccoli
in ordine d'interesse.
Fiume
Bidente zona No Kill "Strabattenza e Pietrapazza".
Tratto
compreso fra il ponte del molino di Pontevecchio (a valle), risalendo fino ai
confini della zona demaniale delle foreste di Campigna e della Lama istituita
con D.M. 13/12/1950 (a monte), nell’ambito territoriale del Comune di Bagno
di Romagna, per una lunghezza di km 10,891, in acque classificate di zona
“D”
E'
uno dei tre rami, quello di destra, che forma il fiume Bidente vero e proprio.
Si
raggiunge risalendo la Statale 310 fino a S. Sofia, in paese si prende a
sinistra per Bagno di Romagna e percorso circa un chilometro si devia a
destra, seguendo le indicazioni Poggio la Lastra. Passate le tre case di
pietra che formano il borgo, si attraversa il torrente al ponte del vecchio
mulino. Da qui a risalire comincia il tratto in oggetto. La strada bianca
prosegue per svariati chilometri ed avvicinandosi a tratti al torrente
permette l'accesso in vari punti.
La
prima parte, sia a valle sia a monte del ponte è spettacolare: salti d'acqua,
buche e levigate lastre di roccia attirano, durante la stagione estiva, decine
di bagnanti. Più a monte la conformazione, pur perdendo in spettacolarità,
mantiene sempre quella variabilità propria dei torrenti appenninici che ne
stimola all'infinito la risalita. E' come il calendario Pirelli: bellissima la
foto che state ammirando, ma non vedete l'ora di girar pagina per godervi
quella successiva.
Risalendolo
per circa tre chilometri, fino al ponte successivo che s'incontra, il torrente
entra nel Parco del Crinale. L'ambiente non varia, ve n'accorgerete solo per
la taglia e la qualità delle catture. Le trote di bella pezzatura, ma di
dubbia provenienza, che avete catturato più a valle spariscono, per lasciare
posto a pesci di maggior rusticità, anche se con taglie più raramente degne
di nota, infatti, dalla sua istituzione, all'interno del Parco si seminano
solo trotelle od avannotti.
Qui
trapela la vera natura umana: mentre a parole tutti i PAM concordano sulla
necessità di una gestione delle acque più rispettosa dell'ambiente, che
privilegi la qualità piuttosto che la quantità e via dicendo, alla prova dei
fatti, quando si recano a pesca, otto su dieci scelgono il tratto basso, dove
sanno che potranno catturare qualche bella, grassa, trota cresciuta in vasca.
Gli altri due, semplicemente, non lo sanno.
Continuate
a risalirlo con tranquillità, le trote ci sono, ma solo più difficili e non
preoccupatevi per il ritorno: identificato un sentiero che risale alla strada
sterrata potrete tornare senza rischi alla vostra auto a qualsiasi orario.
Durante la stagione avanzate, se vi fate accompagnare dalla consorte, le lisce
lastre di roccia dove potersi abbronzare ed una capatina all'adiacente Albergo
Ristorante Ca di Veroli (Tel 0543-913077) non gli faranno certo rimpiangere,
per un giorno, il lettino e l'insalata di mare dello stabilimento balneare.
’‘F.Rabbi
NK”Giumella”.
Tratto compreso fra il ponte in località Giumella e
il ponte sulla strada per Fiumicello, in località Due Fiumi (a monte),
nell’ambito territoriale del comune di Premilcuore, per una lunghezza di km
2,435, in acque di zona omogenea “D”.
Qui
mi gioco il Jolly. Posso illuminarvi su qualità dell’acqua, insetti e
popolazione ittica. Su nostra proposta, infatti, l'Ufficio Pesca commissionò
all'Università di Bologna uno studio triennale su questo ecosistema fluviale.
I risultati, raccolti in una pubblicazione dedicata, sono confortanti. L'acqua
si mantiene sempre in classe di qualità I con un EBI (Extended Biotic Index)
che varia da 10 a 12. La popolazione bentonica è abbondante con prevalenza
dei seguenti generi: Leuctra, Nemoura, Baetis, Heptagenia, Hydropsychidae e
Rhycophidae. I gamberi d'acqua dolce sono numerosi mentre i pesci,
prevalentemente trote, si attestano su di una densità di 0,5 esemplari per
metro quadro. Più significativo per noi pescatori è stato lo scoprire le
preferenze alimentari di queste Fario: dall'analisi stomacale di svariati
esemplari catturati in fasi successive ed in periodi stagionali diversi è
stato riscontrato un debole per Perla, Baetis, Ephemera e Sericostomatidae (tricottero).
Non solo, dall'omogeneità del contenuto si è notato che ogni singolo pesce
sembra focalizzarsi prevalentemente sulla predazione di un unico genere
d'insetto.
Che
sia una risposta alle disomogenee reazioni, nei confronti della stessa
imitazione, da parte di differenti pesci?
Da
segnalare il rinvenimento di diverse rane e qualche grosso crostaceo nella
pancia d'esemplari di una taglia inaspettata per queste acque. Le trote che si
era soliti catturare a mosca raramente superavano i 30cm ed è stato
frustrante capire che quelle belle erano ben più scaltre di noi.
A
dir la verità che c’era un mostro lo sapevamo. Una Fario di 52cm, punta o
catturata dalla metà dei soci del Club (io faccio sempre parte dell’altra
metà), ma ultimamente è sparita, o s'è fatta furba o se la son fatta i
furbi.
Il
ponte della Giumella oltre che un bel colpo d'occhio è anche un ottima
partenza.Realizzato con blocchi di arenaria si erge, con la conformazione
tipica a schiena d'asino dei ponti Appenninici, sopra una forra del Rabbi. Da
qui a risalire il fiume è tutto da pescare, ma se preferite, un sentiero in
sponda destra, che passa all'ombra dell'abetaia, vi può comodamente portare
nella parte mediana del No Kill. Si raggiunge da Forlì seguendo le
indicazioni Predappio e poi risalendo la Statale fin oltre il paese di
Premilcuore. Il ponte della Giumella è visibile dalla strada.
No
kill storico, fu difatti istituito nel 1993, interessa il corso principale del
fiume nella zona di transizione tra cavedano e trota. Gestito con impegno ed
oculatezza dai PAM Forlivesi, tramite semine d'avannotti provenienti dalla SVA,
riuscì in breve tempo ad avere una discreta popolazione di trote di taglia
che ne colonizzarono anche un buon tratto a valle. Qui difatti le condizioni
trofiche sono ideali per l'accrescimento del pesce, gli insetti numerosi, la
portata d'acqua accettabile anche d'estate ed i bracconieri…
efficientissimi, fatto, quest'ultimo, che da solo è riuscito a vanificare in
pochissimo tempo i lavoro svolto e lo stimolo a continuare. Qualche vecchia
trota ancora c'è, ma buona parte ormai è frutto di più recenti semine.
Guardare questi pesci mi genera un assonanza con il ragazzo degli accendini:
entrambi sono appariscenti e sereni, hanno affrontato un lungo, scomodo
viaggio e condividono lo stesso problema, in pochi possono vantare la
residenza, al massimo hanno un visto turistico. Rimangono giusto l’arco di
una stagione.
Bello
da pescare e ricco d'insetti è il posto d'elezione per la mosca secca, le
buche e le piane ombrose ospitano trote e cavedani sempre interessati a tutto
ciò che galleggia sull'acqua, ma dato lo scorrere tranquillo anche
altrettanto bravi nel far le loro scelte.
Il
fiume Montone si raggiunge risalendo da Forlì la SS 67, in direzione Firenze,
fino all'abitato di Bocconi. Due viottoli che dal parcheggio turistico del
paese scendono al fiume vi consentono di provare la parte bassa. Per accedere
più a monte dovrete lasciare l'auto nelle piazzole della statale e
guadagnarvi l'acqua per ripidi sentieri. Ogni accesso al fiume è buono,
difatti la resa è omogenea in tutto il tratto.
Fiume
Savio zona No Kill "Euroterme". Tratto
compreso fra il ponte dell’Euroterme in località Bagno di Romagna (a valle)
ed il ponte di Malagamba in confine con il comune di Verghereto (a monte),
nell’ambito territoriale del comune di Bagno di Romagna, per una lunghezza
di Km 4,796, in acque di zona omogenea “D” e “C”.
Veloce
da raggiungere da Cesena tramite la superstrada E45 (uscita Bagno di R.) deve
a questa gran parte della manomissione del suo alveo. Le briglie, poste a
protezione, dei piloni, caratterizzano gran pare del tratto in oggetto e per
quanto sgradevoli all'occhio offrono riparo e possibilità di crescita ad
esemplari diversamente impensabili in queste acque. Anche il cavedano, da
sempre presente, ha trovato ulteriori possibilità di sviluppo, entrando in
estate in spiccata competizione alimentare con i salmonidi. La popolazione di
trote è rimpinguata annualmente con esemplari adulti ma vi posso garantire
che molti dei pesci residenti vantano più anni di presenza. Come avrete
capito l'ambiente non è dei più stimolanti, tornando ai calendari questo
sembra da camionista, con foto esplicite e un po' banali, ma la comodità di
collegamento, i facili accessi, la rada vegetazione che rende rilassante
l'azione di pesca, il tutto unito alla possibilità di catture decisamente
interessanti (diverse trote ben sopra al chilogrammo le ho immesse
recentemente con le mie
manine)
possono giustificare una visita. E poi diciamo la verità, anche le signorine
dei calendari di cui sopra non sono proprio da buttare.
Da
notare che la zona No-kill si trova solo ad un paio di chilometri dal
pubblicizzatissimo Parco Laghi. Se volete abbinare i due itinerari accettate
un consiglio: provate prima il fiume, il contrario vi potrebbe facilmente
deludere.
Se siete riusciti a percorrere tutto il tratto, al ritorno vi meritate una sosta Al Gambero Rosso in Via Verdi, 5 a S. Piero in Bagno, proprio sulla piazza del mercato (tel. 0543 903405). Le proposte tradizionali sono affiancate da antiche ricette quali, tortelli di patate alla lastra, pan santo, acquacotta, manfrigoli con raviggiolo, panzanella, basotti e non mancano tartufi e porcini in stagione. Affidatevi serenamente alla serie di assaggi di questi vecchi e delicati sapori, uscirete felici.
Tre
chicche. I prossimi sono, piccolissimi torrenti infrascati e difficili da
risalire, dove ancora le trote riescono a crescere e riprodursi in ambienti
naturali. La pesca a mosca è vicina al suo limite. La folta vegetazione,
sempre presente a ridosso e sopra l’acqua, rende problematico l’approccio
tradizionale e se limitiamo l’azione di pesca ai pochi spazi aperti
l’esperienza può essere frustante, tanta strada e pochi lanci. Utilizzando
invece un attrezzatura idonea, io uso una teleregolabile 5½”-9”, (Vedi
Ruscelli e riali Fly line 1-2001) e prendendo dimestichezza con dei lanci tipo
Rotolato e Balestra, sarà sondabile gran parte del torrente e le
soddisfazioni non mancheranno.
Proseguendo
da S. Sofia, in direzione Firenze, la Statale costeggia il Bidente di
Corniolo, ramo di sinistra del Bidente vero e proprio. Da notare che il ramo
centrale, quello di Ridracoli, è andato perso alla pesca in seguito alla
costruzione dell’omonima diga, che non solo capta le sue acque ma come un
edera, tramite canali di gronda, preleva linfa vitale dai torrenti limitrofi,
riducendone drasticamente la portata. Il fosso delle Celle è uno di questi,
fortunatamente la presa idrica è piuttosto a valle, vicino alla confluenza
col Corniolo di cui è affluente di sinistra. La briglia, che è anche
l’inizio del nostro itinerario, è raggiungibile percorrendo la strada
bianca che si incontra subito prima del ponte, in auto fino al cancello e poi
solo a piedi. Il laghetto creato dal manufatto si è riempito col tempo di
sedimenti trasformandosi in ben poca cosa, ma qualche bella trota ancora vi
sopravvive. Evitate d'impantanarvi e proseguite oltre alla scoperta della sua
vera natura. Attenzione, se ora guardate in alto, alla vostra destra, potrete
intravedere un sentiero che correndo a mezza costa accompagna il torrente per
tutto l'itinerario.
Tutto
il tratto è all'interno del parco: quindi trote cresciute in posto, anche se
“cresciute” è la chiave del problema. Dopo l’istituzione della zona
regolamentata
ci aspettavamo, anno per anno, di vederne aumentare taglia e numero, ma niente
di tutto ciò. Qui le fario ci sono ma non crescono, sono sempre 20-25cm. Non
che manchi il cibo, anzi prolifera anche la grande perla, gli manca il tempo:
probabilmente qualche buon selezionatore armato di verme passa ogni anno a
raccogliere i frutti appena maturi.
Nella
parte centrale è la vegetazione riparia a dominare la scena: salici,ontani e
cerri si contendono lo spazio libero sopra l'acqua. Occorre essere ben
attrezzati. Più su la vallata si allarga leggermente, regalandoci spazi di
lancio e scorci suggestivi. Se avete percorso tutto il tratto genera una punta
d'indignazione scoprire che alle "Celle" ci si arriva anche in
macchina, ma non preoccupatevi è l'unico altro accesso e da qui a risalire il
torrente è agli sgoccioli. Per il ritorno affidatevi al sentiero di cui
sopra: vi condurrà direttamente alla vostra auto.
Quassù
ci si arriva proseguendo per qualche altro chilometro in direzione Firenze ed
imboccando una strada bianca sulla destra con indicazione "Agriturismo
Poderone". La strada in più che farete in auto sarà compensata dalla
comodità di accesso al torrente e da una capatina all'Agriturismo (Tel.0543
980069).
L'estrema
cordialità e simpatia dei gestori ha fatto si che la nostra breve sosta per
un caffè si prolungasse oltremodo, ed assieme a storie di trote, cervi e lupi
se ne sono andate tre portate di Tortelli alla lastra ed una bottiglia di
Sangiovese.
Itinerario:
si imbocca la E-45 e si esce a Borello. Si prosegue in direzione Spinello per
circa 20 km, fino ad oltrepassare il paese di Civorio, dove una stradella
scende in direzione del torrente e lo attraversa. Questo è l’inizio del NK.
Procedendo invece sulla strada provinciale s’incontrano altri tre comodi
accessi, che dividono idealmente il tratto in quattro zone.
Le prime due sono le più infrascate e meno frequentate. Ad eccezione di un
paio di buche facilmente accessibili, non sono mai state ripopolate e le trote
presenti sono cresciute in posto. La terza zona è la più bella, il torrente
si allarga a formare buche e salti d'acqua facili da pescare. E’ ripopolata
e spopolata con regolarità quindi, non sempre troverete le trote, perlomeno
non negli stessi posti. L’ultimo accesso utile conduce alla confluenza del
Rio Greppa con il T. Borello.
In
questo punto, nel corso principale, comincia il divieto di pesca, mentre il NK
prosegue nell’affluente. A prima vista è un rigagnolo insignificante che
fuoriesce da sotto un cespuglio ma a mio avviso è la parte più interessante
dell’itinerario, sia per la qualità dell’acqua sia per l’aspetto
selvaggio del luogo. Scende da una valle laterale disabitata e scarsamente
coltivata. Dato il gradiente accentuato è un rapido susseguirsi di pozze e
cascatelle. Risente poco delle piogge rimanendo limpido anche quando gli altri
torrenti sono sporchi e la sua piccola portata si mantiene stabile anche
d’estate. Essendo molto ombreggiato l’acqua non si scalda, rendendolo
ideale alla sopravvivenza ed alla riproduzione delle trote, ciò è evidente
soprattutto nella parte alta dove la presenza d’avannotti e trotelle è
notevole. La parte all’interno del NK si limita ai primi 4-500 mt ma merita
di essere risalito ben oltre, difatti i rovi e qualche vipera fanno molto di
più per la tutela della Fario dei cartelli con divieto di cattura posti più
a valle.
Dopo
il primo chilometro, (troppo vicino alla strada) la popolazione di trote si fa
nuovamente interessante e si mantiene tale fin dove avete la costanza di
risalirlo. Unico nota dolente: due tratti di circa 200mt sono stati
completamente disboscati lasciando tutti i rami in alveo. Non fraintendetemi,
è un posto da amatori, che supporta una bassissima pressione di pesca, dove
è più facile collezionare spine che trote, ma vi garantisco vale la
scarpinata.
Certe
acque possono tollerare la compagnia di qualcuno, ma questa non è una di
quelle. La solitudine stessa è il cuore dell'esperienza.
Risalite
la valle del Rabbi ed appena attraversato il fiume, a Ponte Fantella,
imboccate la strada sterrata sulla sinistra che vi condurrà direttamente al
punto d'inizio di questo itinerario. Ora avete "solo" 14km di
torrente, tutto per voi, da risalire. Non angosciatevi nel dubbio che qualcuno
vi preceda, qui è più facile essere colpiti in fronte da un meteorite che
incontrare un altro pescatore e se per caso avete scelto per la vostra visita
proprio la notte di S.Lorenzo… non preoccupatevi: esistono giusto altri due
accessi, distanziati di 4-5km uno dall'altro. La vostra testa è salva ad ogni
modo.
Il
motivo di così poca pressione è semplice: le sue acque scivolano via su
levigate lastre di roccia (e voi con loro, occhio!), la strada corre sempre
molto alta sul torrente rendendone arduo l'accesso e lungo il ritorno, ma
sopratutto le trote sono poche e piccole. La scarsa vegetazione e le rare
buche ne rendono problematica crescita e sopravvivenza, lasciandole facile
bersaglio dei predatori, quelli con due gambe compresi. Di contro
il
risalirlo si traduce in una comoda passeggiata dove non mancano tratti
suggestivi ed in cui le vostre orme si sovrappongono solo a quelle di
cinghiali e caprioli. Negli ultimi chilometri, quelli prossimi alla sorgente,
il torrente si stringe (che strano!),la vegetazione diventa opprimente e le
trote, qui più numerose, ve le dovrete guadagnare. Una ad una.
Consigliato a chi ama il trekking.
Da
sapere: la pesca nelle acque da Salmonidi (Cat."D") dell'Emilia
Romagna, apre l'ultima Domenica di Marzo e chiude la prima d'Ottobre.
All'interno delle zone No Kill la pesca è ammessa solo con esche artificiali
ad amo singolo privo d'ardiglione e rilascio immediato del pescato.
Occorre
munirsi di un Tesserino Segnacatture, valido per tutto il territorio
regionale, rilasciato gratuitamente dai Comuni Montani, presentando licenza e
Codice Fiscale e rendendo eventualmente quello vecchio.
Ecco
un paio di comodi recapiti:
-
Comando Vigili Urbani di S. Piero in Bagno sito in Via C. Battisti, 25
Tel
0543903145
-
Municipio di Premilcuore Via Marconi, 8
Tel. 0543956945
-
Comune di S.Sofia Piazza Matteotti, 1
Tel 0543
974517
Per
maggiori informazioni consultate il nostro sito internet
www.forlifly.it
oppure non esitate a contattarmi allo 0547 600105
Valmarecchia.
Questa vallata si distingue marcatamente dal resto dell'Appennino Romagnolo.
Geologicamente è un "megaslumps", una super frana di materiale alloctono che ha
trascinato con se gli imponenti blocchi calcarei che attualmente costituiscono
la base delle rocche che costellano la vallata (S.Marino per tutte).
Già
a prima vista appare la differenza, più che un torrente Appennico a me
ricorda il Fella od il Tagliamento. Se non sopportate l’incredibile abilità
della vostra mosca di impigliarsi in qualsiasi cosa di verde che incontra,
foglie, rami o fili d’erba, questo è il posto per voi.
In
verità la Romagna geografica termina prima di Novafeltria e delle due zone No
kill (Marecchia e Presale)
ubicate più a monte, quindi fuori regione vorrei lasciare ad altri la
descrizione.