Zingarata Balcanica Diario di un viaggio di pesca Andrea Pipani
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Da qualche anno la pesca a mosca è entrata come un uragano nella mia vita, impossessandosi ti quasi tutto il mio tempo libero che, per fortuna, ultimamente è tanto. Vedo meno i vecchi amici, suono meno le percussioni, non faccio più viaggi nel mio amato oriente e, peggio di tutto, non provo neanche a disintossicarmi: mi piace troppo. L’eccitazione che provo di sera, mentre costruendo mosche e finali mi immagino immerso in un fiume con l’acqua che mi scorre attorno, è la stessa che provavo qualche anno fa nell’imminenza della partenza per l’India con la prospettiva di passare mesi fuori con amici stranieri, santoni, maestri di musica, o bighellonare per templi e spiagge.
Spesso ho intrapreso questi lunghi viaggi da solo e, proprio per questo, trovandomi quest’anno nella medesima situazione, non mi ha certo impensierito farlo anche per la pesca. Diciotto giorni con “Ciccio” il mio camper a spasso per Bosnia, Croazia e Slovenia. Mi piace abbinare Camper e Pesca. E’ una scelta che dà il massimo di libertà ed anche un certo risparmio economico. Tutto è a portata di mano: dormi nel tuo letto e ti risvegli nel fiume, mangi il tuo cibo ed in cinque minuti è tutto pulito. Devo ringraziare l’amico Marco che con le sue precise indicazioni e numerosi messaggi mi ha facilitato la mia vacanza facendomi sentire a volte un po’ meno solo e la mia compagna, diventata da poco moglie, che sa di non potermi avere tutto per lei ed accetta la situazione. Del resto, chi mi ferma!? Non c’è riuscita nemmeno una colica renale quattro giorni prima della partenza! Il dolore però è terribile. Partenza Giovedì 3 Agosto, direzione Kupa, Croazia, sperando di poterci pescare la mattina successiva. Dopo aver superato indenne la Romea, che di questi tempi è già un successo, mi ritrovo bloccato in autostrada causa incidente tra due camion. Dormo incolonnato in autostrada (W Il Camper!) dopo aver percorso in nove ore solo 200km. Un gran bell’inizio, non c’è che dire! Nella mattina stessa situazione e mi serve quasi un altro giorno per arrivare a Brod na Kupi, paesino croato di frontiera, situato in una bellissima cornice boscosa alla confluenza tra Kupa e Kupica. La mattina di sabato pesco nel Kupica, visto i livelli alti del Kupa causati dalle abbondanti precipitazioni di quest’Agosto che si dimostrerà piovosissimo. Il Kupica è un bel torrente popolato da fario, qualche iridee e molti temoli. Me lo sono pescato a risalire, dal primo ponte alla confluenza con il Kupa, per circa due km, dapprima a ninfa, visti i livelli altini, per poi passare alla secca nel pomeriggio quando i livelli hanno cominciato a scendere ed i pesci a bollicchiare. Dopo aver catturato diverse trote e temoli sui 30-35cm ho avuto una gran bella ora a valle del secondo ponte dove aggancio tre temoli sui 40 e, dopo una bella lotta, slamo due “cose” molto grosse. La riserva, che si estende per 3-4km, è tutta ben popolata anche se ho trovato più continuità di catture nella parte medio bassa. Il prezzo del permesso è di 21 €, vale anche per il Kupa e si può comprare nel bar di fianco alla dogana. Alla mattina mi sveglio dopo una meravigliosa dormita nel silenzio dei boschi ed esco subito per vedere il Kupa. I livelli sono calati ma sempre altini e l’acqua un po’ velata. Decido allora di provare la parte alta del Kupica e la raggiungo con una bella camminata nel bosco. Il fiume si stringe leggermente, il pesce diminuisce ma aumenta la taglia del temolo. E’ mattina presto e d’attività a galla nemmeno l’ombra. Monto la mia ninfa preferita ed alla seconda passata aggancio un bellissimo temolo di 46cm. Nel tardo pomeriggio pesco le lunghe lame del Kupa ma con scarsi risultati. Mi dicono che ultimamente il fiume rende bene nella zona alta, vicino alle sorgenti, ma io sono solo all’inizio della vacanza e decido di spostarmi verso la prossima meta, il Gacka. Arrivo ad Otocac nel pomeriggio e decido di non pescare ma di farmi un giro in mountain bike. Il paesaggio è stupendo ed il Gacka lo attraversa con curve lente e rilassanti. Mi trovo nella parte bassa della riserva, dove l’acqua è molto profonda, in lontananza scorgo un pescatore e decido di andargli incontro. Lascio la bici vicino ad un albero ed in prossimità di gente che sta pulendo il fiume dalle alghe. Il tipo è un canadese sganciatosi per una giornata dalla famiglia al mare ed insieme chiacchieriamo un poco. Lui parla dei suoi Salmoni ed io dei Temoli del Brenta e ad entrambi vien voglia di pescare il fiume dell’altro. Lo saluto con un sentito “very good luck!”, considerando che ancora non ha bollato. La mattina seguente mi sposto a monte, dove la strada principale lo attraversa, faccio i permessi all’alimentari lì di fianco e comincio a pescare. Mi trovo subito spaesato in questa grande risorgiva, sia per la mia scarsa tecnica di lancio, che per il forte caldo estivo ed anche per la totale mancanza d’attività. Provo a ninfa, a secca nei sottoriva ed a streamer. Nella prima parte della giornata cammino molto, sprofondo in una buca davanti al vecchio Hotel infangandomi tutto e prendo 0 pesci!!! Verso sera il Gacka mi regala qualche trota in ninfata e due catture a streamer a buio pesto. Non è tanto ma sono contento, e forse ho battuto il canadese! La mattina seguente piove a dirotto e decido di approfittarne per trasferirmi in Bosnia. La strada è stretta ma il panorama è molto bello. Donne locali vendono miele e marmellate. A Plitvice il tempo è migliore così decido di visitare il famoso parco. Da pescatore solitario mi trasformo in turista perfetto. Zainetto, merenda, macchina fotografica, sembro vero. Solo un attento osservatore, vedendo il filo di bava che lascio fuoriuscire alla vista dei pesci che bollano sui pezzi di pane, mi potrebbe riconoscere. Il paesaggio è incantato, con i suoi laghi e cascate turchesi, ma la densità di turisti è prossima a quella che si vede in spiaggia a ferragosto quindi, visita veloce e ripartenza per la Bosnia. Passo la frontiera dopo una minuziosa ispezione doganale e subito è evidente la differenza. Si avverte la miseria dalle case fatiscenti, negozi con poche cose in vendita, poche macchine nelle strade. Tutto sembra più semplice e più rurale e soprattutto, dopo aver passato Bihac, le tracce della guerra sono ben visibili sulle case abbattute o mitragliate. Dormo sotto la moschea di Kljuc e mi sveglia la preghiera del Muezzin. Colazione e via verso il Sanica a circa 10km dal paese. I livelli sono bassissimi così, dopo circa due ore di pesca, decido di spostarmi sul Ribnik distante solo qualche km. Parcheggio subito dopo il ponte che lo attraversa ed incontro due italiani, di Prato, di ritorno dal Pliva. Due chiacchiere veloci e via a cambiarci tutti e tre. I livelli sono bassi ma il fiume è pescabile. Il Ribnik, così come altri fiumi bosniaci, è una via di mezzo tra una risorgiva e un nostro Sangro con tratti molto lenti alternati ad altri torrentizi. A fine giornata catturo diverse fario, di cui due sui 50cm e qualche temolo, sia a secca che a ninfa e nel tardo pomeriggio assisto ad una bellissima schiusa di baetis verdine che toglie ogni dubbio sulla quantità di pesce presente in questo bellissimo fiume. Alla sera mi concedo un bel piatto di trote e verza in insalata (il tutto a 4€!) nel ristorante sul ponte e conosco Slavco, un ragazzo bosniaco che mi racconta sugli anni bui della Bosnia-Erzegovina. Bella giornata. Il giorno dopo pesco nella parte bassa del Ribnik, poco più a monte della confluenza con la Sana e catturo diversi temoli molto beli e combattivi. Al tramonto incontro i ragazzi di Prato ed insieme peschiamo una bella lama a valle del ponte. Mi piacciono i toscani perché hanno un’ironia tutta loro ed un dialetto che mette di buon umore. Sono contento di essere in Bosnia e d’aver superato le ansie ed i timori che avevo prima della partenza, dovuti sopratutto a preconcetti sbagliati. La gente è cordiale e molto dignitosa. La loro curiosità riguardo questo pescatore straniero con questo “camion-casa” mi ricorda a volte la curiosità della gente dei villaggi indiani. Il costo della vita è basso mentre quello dei permessi di pesca per noi stranieri, che si aggira sui 20-30€ per le riserve, è veramente uno schiaffo alla miseria. Purtroppo nelle acque libere la presenza di pesce è molto ridotta giacché qua la gente pesca per mangiare. Alla fin fine, penso, è quello che noi, PaM di riserve e NK, ci meritiamo: emozioni in cambio di soldi. Solo 2-3 anni fa ero fermamente convinto di poter pescare sempre e solo nelle zone libere e nei nostri torrenti appenninici. Da allora mi sono già fatto corrompere tante volte… e chissà quante altre lo faro! Che tristezza!!! Il 12 Agosto raggiungo, dopo aver sbagliato strada diverse volte, il Pliva. Bellissima risorgiva con diversi tratti a carattere torrentizio. Piove e tira vento, ma ormai è ciò a cui questo agosto ci ha abituati. Aspetto il guardapesca per il permesso, momentaneamente al riparo di una baracca sul fiume vicino al ponte che delimita la parte bassa della riserva. Gli abitanti del piccolissimo villaggio passando su e giù per il ponte, a piedi o con il carretto trainato dal cavallo, osservano il camper ed il loro gesticolare sembra voler dire: ”Come cazzo ha fatto ad arrivare fin qui con quel “coso” in una stradina in cui a malapena passa un Fiorino?” Pesco a risalire ma mi devo interrompere diverse volte per la pioggia. Dopo 2-300mt una grossa corrente genera due buche molto profonde. I temoli che si vedono sul fondo sono veramente enormi e con una ninfa molto piombata ne riesco a convincere uno. Camminando sugli argini del Pliva mi sembra di essere momentaneamente fuori del mondo. Qualche mucca al pascolo, nessun pescatore e soprattutto un fiume stupendo tutto da pescare. Nonostante il tempo impietoso riesco a catturare una decina di pezzi ed a vedere dall’alto temoli veramente molto grossi, ma inchiodati sul fondo. A malincuore, visto il persistere della perturbazione, la mattina dopo lascio le rive del Pliva dirigendomi verso nord. Tutti i fiumi che incontro sono in piena, Una ed Unac compresi. Mi rimane il Klokot che fuoriuscendo direttamente da una grotta potrebbe essere pescabile. Lo raggiungo imboccando una stradina sterrata poco dopo Bihac che le copiose piogge hanno trasformato in una pista da rally neo-zelandese. Là, incontro nuovamente i due ragazzi di Prato ai quali offro un piatto di maccheroncini al tonno, apprezzatissimi. E’ domenica ed il chiosco sul fiume è pieno di pescatori locali e stranieri che aspettano la cottura dell’agnello. Decido di pescare il giorno dopo e trascorro il tempo rimasto conoscendo gente, bevendo birra e parlando di pesca. Conosco Edin, guida e pescatore di Bihac, il quale mi spiega, tra una birra e l’altra, gli attuali rapporti fra Bosniaci, Croati e Serbi e la solita intromissione degli americani nei già difficili rapporti fra questi popoli. Verso sera, dopo aver visto costruire diverse mosche valide secondo loro per il Klokot, apriamo le nostre scatole di mosche. Il mio Lethal Weapon alletta l’amico di Edin, un ricco Croato di Zagabria con figone biondo al seguito, il quale mi propone lo scambio con 7 ninfe cecoslovacche più tre secche. Accetto! Il giorno dopo pesco nel Klokot e catturo diverse iridee e conosco il Sig. Gatti con consorte, accanita pescatrice pure lei. Il posto non mi ha entusiasmato ma può essere una valida alternativa quando gli altri sono in piena. Mi rimangono ancora quattro giorni, ed ecco affiorare un pensierino: la Savinja in Slovenia. Dopo un lungo viaggio di trasferimento eccomi qui, ai confini con l’Austria, tra bellissime montagne e con un fiume in perfetta forma: non piove da oltre due giorni. Compro il permesso a Liubno e mi sistemo con il camper a Luce in uno spiazzo proprio sopra al fiume. Spaghettino, due plecotteri al morsetto, qualche pagina di lettura, copertina di lana e via a sognare i pesci del giorno dopo. Questa è vita! La mattina pesco dal ponte di Luce a risalire catturando trote e temoli medio piccoli. Nel pomeriggio pesco a scendere con plecotterini e parachute e risalgo per 1km anche l’affluente, il Lucnica, allamando temoletti piccoli. Il tramonto mi regala tre temoli dai 40 ai 45cm. Il giorno dopo scendo in camper verso Ljubno e pesco un’ora sotto la pensione dove fanno i permessi, rompendo con lo 0,16. Poi mi sposto 2 km a monte e comincia la più bella pescata di temoli della mia breve carriera di PaM. Tutti pesci dai 35 ai 45cm catturati con plecotterini sul 20 al ritmo di una salita ogni lancio. Dopo tre ore mi fermo con il braccio indolenzito, anche perché la portata d’acqua è tanta e questi temoli tirano come dannati. Verso sera ridiscendo verso Ljubno e pesco nel tratto Nk sopra il ponte. Stessa musica, temoli anche più grossi e tutti a secca! Incredibile giornata. Il permesso costa 40€ e si può fare sia a Luce che a Ljubno. La mattina dopo “scrocco” 2-3 ore di pesca senza permesso e poi parto verso il campeggio sulla Sava a Bled. Ho bisogna di una doccia come si deve dopo troppi giorni di lavate approssimative. Passo l’ultimo giorno della mia vacanza nella parte alta della Sava Bohinca ma con scarsi risultati. Il temolo è fermo, le piccole iridee sono talmente infestanti da rompere i coglioni ed io, ancora troppo gratificato dall’esperienza sulla Savjnia, pesco male e svogliato. Prima di partire aggancio un “mostro” a streamer che dopo una breve lotta mi rompe lo 0,20 e… fine della vacanza. Che dire, tanti fiumi nuovi, più o meno pesce e gente conosciuta qua e là. Una bell’esperienza che mi ha rafforzato e reso più consapevole dei miei limiti, come uomo e come pescatore. Insomma, una gran bella Zingarata Balcanica!
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