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Premessa….
Innegabile la
nostalgia delle sponde del fiume, suoni, colori e profumi che mi portano
lontano, in una dimensione di beata serenità. Niente di nuovo per tutti quelli che hanno una passione nel
cuore, l’alpinista sogna le vette, il ciclista strade vuote e immerse nel
verde, il velista “ascolta” l’aria dal porto attendendo l’attimo per spiegare
le vele. Così mi capita, ci capita, che dopo mesi che sembrano
un’eternità di pausa forzata, non vediamo l’ora di andare a girovagare per i
declivi erbosi che scendono verso un nastro liquido chiamato fiume, torrente,
riale.
Racconto
Come tutte le settimane, complice una stagione eccezionalmente
mite per i primi giorni di Febbraio, scambio con il mio compare di pesca una
valanga di sms monotematici, del tipo “….quando iniziamo ad uscire a pesca…?”
oppure “….li hai un paio di giorni per un’uscita?……”. Come và a finire già
lo so, basta che ad Ago scriva le parole magiche “mosche, fiume, pesca”, e
lui ha canne e nuove mosche già in macchina pronte a partire. Già, facile, ma il
problema è sempre lo stesso: dove andiamo se a Febbraio i fiumi da trote e
temoli sono ancora chiusi??? Presto detto, il primo che apre è l’Adige ed io
sinceramente sono almeno un paio d’anni che ci torno. Vi risparmio il solito
rito della ricerca delle informazioni, che tutti ben conoscono, ma una cosa ve
la voglio dire. Ho scritto e-mail alle tre associazioni che gestiscono il
tratto d’Adige da Verona al Brennero e solo l’APPV mi ha risposto
velocissimamente e precisamente. Dalle altre due, dopo quindici giorni dalla
nostra uscita, ancora aspetto risposta. Non mi esprimono in
merito ai forum dei più blasonati siti di pesca a mosca italiani che tutti ben
conoscono, era molto tempo che non li leggevo e vi giuro che non sprecherò
tempo e denaro a consultarli nuovamente. Semplicemente perché sono diventati
spazi per sfoghi di pescatori frustrati e null’altro.
Alla fine doveva
succedere. A farla breve alle
7.20 di lunedì 13 Febbraio sono a Vecchiazzano a prelevare il mio compare che,
come vi dicevo prima, è pronto sulla porta con armi e bagagli con
l’espressione classica del “…sei sempre in ritardo…”. In realtà l’appuntamento
era per le 7.15 ma se ad Ago dai un orario è sempre meglio arrivare 10 minuti
prima.
Si parte, ma senza
fretta. Abbiamo in programma di entrare in pesca tra le 10 e le 11, quindi c’è
tutto il tempo. Come spesso ci capita, durante il viaggio non sempre parliamo
di pesca, forse per esorcizzare la tensione che ci pervade o semplicemente
perché, da amici che non sempre si vedono, ci prendiamo il tempo di parlare di
famiglia, lavoro, ricordi… L’asfalto vola, la giornata è splendida
(tranne Mantova dove la nebbia è DOC)… e già si vede l’Adige. E’ bello da far paura,
come spesso in questa stagione: livelli bassi ed acqua strepitosa tra il verde
e l’azzurro, tutte le sfumature intermedie comprese. Di colpo parliamo solo di
pesca e di dove tentare la sorte. Decidiamo per la zona trofeo, a valle della
diga di Mori. Perciò usciamo ad Ala e procediamo in direzione Rovereto, lungo
la statale dove troviamo l’hotel “Zugna” in cui contiamo di fare i permessi e,
se tutto và bene, pernottare. Ve lo consiglio, due ragazzi gentilissimi ci
accolgono e ci danno qualche info. Non sono pescatori, ma ci dicono che un
gruppo di Modena è rimasto da loro tre o quattro giorni la settimana scorsa.
Sembra una buona notizia… O no?! In un attimo
c’impossessiamo di permessi e panini e siamo già in direzione ponte dell’ex
Montecatini, inizio della zona trofeo. Scesi al fiume,
possiamo sicuramente confermate i pronostici fatti dall’auto un’ora fa: acqua
e livelli da voto 10; per altro al sole siamo già oltre gli 8 gradi, “e che
cacchio volete di più??” Si comincia. Ago a
galla, mi pare con una sua parachutina, mentre io, con una ninfa non molto
piombata, provo i margini della corrente. Dopo un’oretta che
vario pose, passaggi, profondità e ninfe ancora non ho sentito il tocco,
allora, come sempre, mi sorprendo a pensare: “…non ho ancora preso… ma dove
son sti pesci… con queste condizioni…” come se bastasse lanciare un diavolo in
acqua per prenderne uno. Pivello, sono ancora un pivello, dopo anni non ho
ancora accettato il fatto che la matematica e la pesca sono scienze opposte. Poco male, abbiamo
tutto il giorno e vedrai che prima o poi…. So che il mio socio
pensa le stesse cose. Lo vedo da come lancia, da quante mosche cambia e dalle
cagate che dice quando c’incrociamo, alternandoci, nella discesa del tratto a
venti passi uno dall’altro. Le prime due ore passano così, con una mole di
lanci degna di un allenamento in palestra e altrettanta scuola di nodi e
finali, ma di pesci né l’ombra né il tiro. Scendiamo, lanciamo,
sondiamo, e non prendiamo. S’inizia a vedere piccoli esseri volanti passare
sull’acqua e schiudere, ma bollate ZERO. Ci prendiamo qualche
pausa, una per la verità imposta dal cedimento di una lastra di ghiaccio che
sembrava solidissima… Ma boia!!!!, solo io, con l’obbligo di pescare a piede
asciutto, riesco a cadere in acqua e bagnarmi fino al ginocchio!!! Vado in
macchina mi cambio e cambio canna. Passo dalla 8”#5 alla 9”#6. Voglio provare
ninfe più pesanti e lanci più lunghi (la regola del pesce che sta sempre sulla
sponda opposta alla tua, questa si, è una legge matematica) ma neanche così
ottengo risultati. Il mio compare idem, allora, in macchina, ci spostiamo a
valle di un chilometro. Sulla sponda opposta notiamo una lunga e profonda
piana che c’ispira. Ve lo devo dire??? Niente di niente: le nostre emergenti,
ninfe, streamer sono le uniche cose in movimento. Se alla mattina la giornata
sembrava così lunga, ora sono già le 17 e scornati torniamo in macchina. C’è un’altra cosa che
non ho ancora imparato: dopo una giornata cosi ci mettiamo a valutare sulla
cartina le possibili alternative. Le consideriamo tutte, tra le altre quella
di salire fino a Molveno per pescare a spinning nell’omonimo lago. Per
fortuna, tornati in possesso delle facoltà mentali, decidiamo di pernottare
all’hotel “Città di Ala” per provare le due zone più a valle l’indomani. Dopo
una breve pennichella usciamo alla volta dell’abituale pizzeria in centro
paese, che non troviamo ma, come dico con Ago, a me capita spesso che cercando
un posto dove mangiare nove volte su dieci per sbaglio capito in posti da
urlo.
Lui
non ci crede mentre adocchiamo l’ingresso un po’ anonimo di un’osteria.
Ceniamo lautamente in un locale splendido, deserto e… non vi dico altro, se
non il nome del locale: Pub Trattoria Caminetto tel. 0464/670573 chiuso la
Domenica. Se siete in zona andateci di corsa, mi ringrazierete.
Il dopo cena si
esaurisce in fretta, torniamo in albergo e ci beviamo una grappa guardando
“Matrix Reloaded”. Ago alle 21.30 russa come un rinoceronte, io reggo solo
un’oretta in più.
Quando riapro gli
occhi sono le 7.00 e Ago è di nuovo davanti alla TV. Per fortuna ce la
dovevamo prendere con calma. Usciamo per andare a far colazione al bar
Amicizia (quello dei permessi) dove il simpatico gestore ci dice che l’unica
zona dove si è preso è più a valle del no-kill di Borghetto, a spinning con
artificiali medio grandi. Tra le ciance ci dice anche che i pescatori locali
sono molto incazzati per via del progetto mormorata portato avanti dalle
associazioni locali. Sembra che da un paio d’anni non siano fatti
ripopolamenti né d’adulti né d’avannotti, se non di mormorate appunto, e la
pesca in termini di catture sia precipitata. Non ci addentriamo nella
discussione, non la mattina cosi presto ed astemi. Ma ci rimane un dubbio:
“….che non ci sia più tanto pesce come qualche anno fa???….” Usciamo e decidiamo
per il tratto a valle della diga di Ala (storicamente imballato di pesce). Io
decido di provare a spinning, almeno fino a quando la temperatura non si sarà
alzata un po’: stamattina siamo a cavallo dello 0° e siamo ancora in ombra.
Il mio compagno, a malincuore, mi segue sia fisicamente che
tecnicamente e così lanciamo artificiali di varia fattura in ogni dove.
Personalmente m’intestardisco con un Mepps del n° 4 a sfiorare tutti i massi
del fondo e scendo verso valle per un buon tratto. Da lontano vedo il mio
amico seduto sui sassi. Lo capisco, non più di un’ora fa mi ha confidato che
pescare a spinning in Adige in queste condizioni è quasi peggio che andare a
lavorare. Ripeto, lo capisco, ma non mi adeguo e assumo la filosofia che uso
nei nostri torrenti: passare ogni occhio ogni sasso ogni buca lama o corrente
per vedere cosa succede. Un’ora e mezza e due cucchiai persi dopo, desisto.
Torno da Ago e decidiamo di scendere in macchina fino al No-Kill di Borghetto,
e se neanche lì niente si torna a casa. Alle 15 le nostre speranze sono ormai
finite sotto le scarpe, assieme ai ciottoli, ma oltre al danno sta per
arrivare la beffa. Sulla sponda opposta
noto un fuoristrada che si ferma esattamente di fronte a noi. Scendono due
tizi che parlando tra loro indicano una lama profonda a ridosso della “loro”
riva e montano due canne da mosca. Lancio la provocazione:“Ago, se prendono un pesce entro
mezz’ora smonto e vado a casa!!”. Lui mi guarda e con un sorriso come dire
“Cazzo siamo qui da due giorni non ci credo che ci fanno fare sta figura…” e
ci sediamo a guardarli pescare. Il primo che lancia ha una coda come minimo
del 5, con tanto di strike indicator: pesca a ninfa. Uno, due, tre… al quinto
passaggio ha il pesce in canna. Mi prende una sonora sgrigna cretina mentre
guardo Ago, divenuto violaceo in viso, e penso “…che figura di merda…” Ma ogni
promessa è debito e in meno di mezz’ora siamo già in direzione Forlì. Vi risparmio la
discussione da filosofia spicciola del ritorno, la conoscete bene, soprattutto
dopo un cappotto. Ma una frase non la digerisco:“….non vado più a pesca se non
con la certezza di prendere anche solo un pesce, ma di prendere…”Ago non me ne voglia,
e so che non me ne vorrà, ma io non ci stò.

Ancora mi gusto il
piacere di stare in riva al fiume lasciando che per qualche ora o qualche
giorno le preoccupazioni di tutti i giorni scorrano sull’acqua sparendo dalla
mia vista alla prima svolta del fiume. Nella pesca, come
nella vita, non mi piacciono le avventure dall’esito scontato, credo
fermamente che in ogni modo vadano le cose un giorno sul fiume sia sempre un
giorno di vita “speso bene”, tanto da solo quanto in compagnia di un buon
amico.
Per le info non vi
stresso, le conoscete bene. Ricordate solo Hotel “Zugna” e Trattoria
“Caminetto”. Meritano.
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