Dal Montenegro alla Croazia
Marco
Sportelli
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Le zone riservate alla pesca a mosca aumentano anno dopo
anno, ma non tutte possono vantare una gestione oculata, le più si
accontentano di dare ai pescatori esattamente quello che vogliono: molto
pesce, grosso e relativamente facile. I pescatori a mosca aumentano anno dopo anno, ma non tutti
possono vantare un’etica appropriata, i più si accontentano di prendere
dalle riserve quello che offrono: molto pesce, grosso e relativamente
facile. Sono aumentate anche case, strade,
traffico e, beh sì, anche la mia insofferenza, ma fatto sta che sempre più
spesso tutti noi torniamo a casa da questi posti con la stessa identica
sensazione… ed in bocca la stessa frase sconsolata:
“Troppa gente… e pesci buttati…”.
E allora, basta ai TIR che mi
sfrecciano dietro la schiena, all’acqua che sale e scende, alla gente che
dal ponte mi dice
“è lì, è lì quello grosso!”,
alle corse per contendersi l’unica bollata della piana. Ai sorpassi nascosto
dalla vegetazione, agli schiamazzi dei pescatori da stadio, ai cellulari che
suonano, alla gente che raschia il fondo con enormi ninfe anche quando il
pesce bolla “eh, ma si prende di
più!”
“Certo! Anche con una bolognese si
prende di più…”. Basta! Quest’anno, per star lontano
da malcostume ed aria da sagra di paese che si respira nei soliti fiumi, per
evitare il “Troppa gente… e pesci
buttati…”, il filo conduttore della gita di fine primavera sarà:
‘Poca Gente e Pesci Selvatici’. Bell’idea? Bella e, parrebbe banale. Ma… siete certi che
un pescatore da riserva, un drogato da No-Kill, un intossicato da fario agli
estrogeni, abituato a comodi accessi e larghi sentieri, sia ancora in grado
di adattarsi ad un fiume naturale o mettersi in competizione con chi pesca
per mangiare? Noi ci abbiamo provato. Non potendo permetterci voli aerei e
itinerari esotici la scelta ovvia è caduta sulle acque dell’Ex – Jugoslavia.
Abbiamo traghettato da Bari a Bar, ci siamo inoltrati in Montenegro, fino al
confine con Albania e Kosovo, e da qui siamo risaliti verso nord, fiume dopo
fiume, all’utopica ricerca di solitudine e pesci selvatici. Ecco il
resoconto.
Montenegro -
Abituati ai modesti rilievi Croati e Bosniaci giunti qui ci si accorge che
il nome non è stato scelto a caso: è vera montagna. La conformazione del
territorio è molto ostica e i fiumi si sono fatti strada verso
valle
scavando profondissimi canyon nella viva roccia. Se da un lato questa
prerogativa ha lasciato selvaggio e incontaminato gran parte del territorio
dall’altra il casuale viaggiatore deve fare i conti con tempi di
trasferimento dilatati. Valichi, strade strette e dissestate, limiti di
velocità minima e polizia con misuratore laser rendono ogni spostamento
estenuante. I 200 km che separano il porto di Bar da Plav, prima zona
di pesca, richiedono sei ore, due autovelox e un soprannome, “Alonso”, per
aver superato il limite dei 50 nell’unico tratto di strada diritta e in
discesa di tutto il Montenegro. Oki, Omar e Ducko ci aspettano.
Avete guidato per ore e fremete dalla voglia di fiondarvi al fiume!? Eh no,
ho imparato da tempo che non funziona così! Più alto è il minareto meno
fretta hanno i locali. Si beve, si parla, una sigaretta, poi si beve ancora,
poi l’appartamento, poi manca il frigo e i fornelli,
“Nema
problema”, si passa a requisirli a casa
di Omar e di Ducko. Poi si visionano tutti gli accessi ai posti di pesca
(sì, ma quando si pesca???) poi, poi riposatevi un po’ che dopo vi portiamo
a pesca. “Nooo,
non vi scomodate!!! Ci andiamo da
soli (ma subito).” Questi
ragazzi sono meravigliosi, gentilissimi e disponibili ma, vabbeh, lo
ammetto, se mi tenevano lontano ancora 10 minuti da quelle bollate
intraviste da riva… Plav è un paesino sul lago omonimo
ed a pochi km dal confine. Caso ormai raro, in paese convivono serenamente,
mussulmani, cattolici e ortodossi ed anche una numerosa comunità albanese. A
prescindere da etnia o fede religiosa tutti rimpiangono il vecchio governo
jugoslavo e criticano l’attuale governo locale, tacciato d’interessi privati
(già sentito) e gestione mafiosa (anche). Questo crogiuolo di razza ha
generato anche un altro risultato: belle donne. Sperdute tra queste montagne
ci sono le più belle dei Balcani. Plav è una buona base di partenza perché in pochi km si
concentrano tre interessanti spot di pesca: il Ljuca, il lago di Plav e il
Lim.
Ljuca –
Il Ljuca si forma a Gusinje, dalla confluenza di varie
sorgenti carsiche. Da qui assume la classica conformazione da chalk stream
serpeggiando con ampi meandri tra prati ed alberi fino al suo ingresso, dopo
E’ bello. Bello per il colore dell’acqua, per la natura
selvaggia delle sponde, per la lontananza da strade e case. E’ bello per
l’alternanza di lente lame, erbai, raschi e profonde buche. Ma non è facile.
Gli accessi sono pochi e non immediati, anche se poi ci si può muovere
camminando tra i prati. In molti punti l’acqua è profonda (e freddissima) e
con i livelli ancora alti di metà giugno non è agevole risalirlo e pescarlo.
I locali lo consigliano a luglio, agosto e settembre. Ha una pecca, nei giri
d’acqua o dove la corrente deposita i detriti galleggianti ci sono tracce
dell’uomo moderno. Comunque il Ljuca, oltre a qualche bottiglia di plastica,
è popolato da temoli di taglia, trote fario e trote di lago in risalita. Il
punto d’immissione e i primi 2 km a monte, i più frequentati dal pesce che
risale dal lago, sono solo mosca C&R.
In realtà noi ci abbiamo dedicato solo una mattina, parte
alla confluenza con il lago e poi più a monte, nella zona libera. Abbiamo
visto pesce ma, quali ex-drogati in piena crisi di astinenza, dopo due ore
senza bollare non abbiamo resistito oltre e abbiamo optato per il più facile
e accessibile Lim. Pesce selvatico: si (visto ma non preso) Pescatori: uno, visto da lontano Acqua: bellissima, freddissima.
Lim - Il Ljuca forma il lago di Plav e ne esce con il nome di Lim. Per i primi chilometri assume una conformazione da fiume del piano, con lunghe lame bordate da vegetazione e qualche ghiareto. Più a valle aumenta il gradiente ed entra in una gola meno adatta alla pesca a mosca.
Il
fondo di sabbia e piccoli ciottoli è ambiente ideale per il temolo, presente
in buon numero, assieme a rare trote e pesce bianco. Gli accessi sono
facili, anche se con i livelli di metà giugno si attraversa solo in rari
punti e non è facile muoversi lungo le sponde alberate. Gli insetti sono
presenti in abbondanza e, grazie alle giornate di tempo coperto, abbiamo
assistito a schiuse miste da metà mattina fino a sera. La reazione dei
temoli era alquanto strana: ignoravano regolarmente sedge, mosche di maggio
e grossi ecdyonuridi, per dedicarsi al massacro di piccole effimere, ma non
solo, alternavano momenti di selettività assoluta (zero catture) a momenti
di relativa confidenza. Ne abbiamo catturati diversi, sia in schiusa con
imitazioni d’effimera, sia con formiconi nei momenti di bollate rade, anche
se quelli belli, per capirci oltre i Se nel Ljuca le tracce dell’uomo sono una pecca, qui sono
un vero disastro. Il Lim unisce a un’acqua di ottima qualità un alveo e
delle sponde cosparse d’immondizia. Gli abitanti delle poche case che lo
costeggiano buttano semplicemente tutti i loro rifiuti direttamente nel
fiume… con le immaginabili conseguenze.
Il pesce
presente è tutto autoctono e l’associazione locale non fa immissioni per due
semplici motivi: non ha soldi per ripopolamenti ed anche volendo non
esistono allevamenti di trote nel raggio di chilometri. Anche per il Lim
vale la regola del Ljuca: luglio, agosto settembre sono i mesi migliori,
perché i livelli scendono e lo rendono pescabile ovunque. Più a valle
esistono altre due zone C&R, ad Andrejvica (http://www.srk-lim.komovi.com
) ed a Berane (http://www.musicarenje.net/sr/Ova
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) gestite da altre associazioni locali, ma
vista la portata abbiamo rinunciato al tentativo in programma. Pesce selvatico: si Pescatori: qualche locale che pesca savette e bambini con
la moschera Acqua: bella e tanta
Il lago di Plav –
Si estende per 2 km2 ed ha sponde basse bordate di
canneti. E’ popolato da lucci, pesce bianco e dalla trota del Mar Nero (Salmo
labrax), una varietà di trota endemica. Il Ljuca, il lago e il Lim
ospitano anche l’Huco huco.
La pesca in lago si può praticare a mosca o spinning dalla barca, che è
possibile noleggiare in loco. Sulla pesca non vi so dire, non lo abbiamo
provato. Del resto per testare a fondo le reali potenzialità di questo
distretto ci vorrebbe almeno una settimana, ma il nostro è un viaggio
itinerante, e quindi… via verso Kolasin. Per info su pesca, alloggio,
noleggio barche e permessi nel distretto di Plav potete contattare Omar
Basic, presidente dell’associazione locale (e-mail:
omarb@t-com.me).
Tara
– Per scendere dai 958 mt di Plav
ai
954 di Kolasin occorrono due ore di guida attentissima, cercando di evitare
pezzi di strada sulla strada, in un tortuoso percorso di montagna. Però, che
bello arrivare a Kolasin! Profuma d’occidente. E’ un grazioso paesino
turistico con alberghi, case di vacanza ed un Ufficio Turistico. La
principale attrazione, oltre agli incantevoli laghi di montagna e alla
Biogradska gora, una delle ultime tre foreste vergini rimaste in Europa, è
il canyon del Fiume Tara. E’ il più profondo e lungo d’Europa ed è famoso
per le emozionanti discese in rafting. Non vedo minareti… e difatti la
ragazza al banco ci trova subito un’ottima sistemazione, ci contatta il
guardapesca per i permessi e in meno di mezzora siamo al fiume. Vai, così si
fa!!!
Andrea si ferma vicino all’auto mentre io scendo a valle. Mi piace pescare a risalire, muovermi costantemente in acqua vergine, intoccata, sempre più vicino alla sorgente. Il pesce non bolla e non si vede, ma ci sono molti posti degni di nota, quelle felici concatenazioni d’elementi che danno sicurezza al pesce e concentrano e convogliano facile cibo. Posti dove starei sefossi un temolo.
Posti che provo e riprovo, che
setaccio palmo a palmo con una grossa formica. Bella la passeggiata tra
prati cosparsi di grandi margherite. Bella la vallata bordata di montagne.
Ma la pesca a mosca non è solo contemplativa, ci sono momenti che se non ci
metti l’anima potresti rimanere a far la maglia davanti al camino. Questo è
uno di quelli. Pescare l’acqua, provare ogni filo di corrente, rimanere
concentrati passata dopo passata, cercando quella perfetta, ci dà la
possibilità di usare quest’intensità che abbiamo dentro, e di catturare i
rari pesci disposti a salire. Fatico ma catturo. Temoli con macchie nere
molto evidenti e pinna dorsale scura e compatta, e qualche trota.
Andrea scende verso me sconsolato: un grosso pesce, visto
e poi tentato a streamer, probabilmente un Huco, slamandosi gli ha rotto la
canna. Torniamo in macchina per sostituirla e siamo pronti per il cuop du
soir. A sera, finalmente, il fiume si anima di sedge e bollate, ma anche qui
le trote ed i temoli prediligono le piccole effimere.
Nel comprensorio di Kolasin
ricadono sia acque del bacino danubiano sia di quello adriatico. Nelle
prime, alto Tara e affluenti, ci sono fario, temoli e
Huco huco, nelle altre, Moraca e Mrtvica, ci sono trote fario di
un altro ceppo, temoli, immessi nella parte alta della Moraca, rare trote
dalla bocca soffice ed ancor più rare marmorate.
Il Tara costeggia il paese di
Kolasin. La parte più interessante va dal ponte del paese, a valle fino alla
confluenza con il Plasnica: qualche chilometro di raschi e spianate popolate
da temoli e trote, alternate a qualche profonda buca, dove può essere
presente l’Huco huco. L’accesso più facile è poco a valle del ponte, dove si
parcheggia per poi scendere a piedi attraverso i prati. Il greto è
relativamente largo e comodo ed il fondo è di ghiaia, sassi e qualche enorme
macigno. I livelli a metà giugno sono perfetti e le rare tracce d’immondizia
in linea con molti fiumi italiani.
Più a valle alterna qualche piana a tratti più incassati,
per poi entrare definitivamente nel paradiso dei rafter: una lunghissima e
profonda gola con pochi e difficili accessi.
Il Plasnica è un torrentino popolato di fario e qualche
temolo in risalita dal Tara, da provare a centro giornata quando la pesca
sul fiume rallenta. Con un unico permesso è possibile pescare Tara, Plasnica e
Mrtvica. Per qualsiasi info rivolgetevi
all’Ufficio Turistico in Paese
tokolasin@t-com.me Pesci selvatici: si Pescatori: il ragazzo dei permessi e un amico Acqua: bella, limpida e al giusto livello Mrtvica –
Il Moraca è famoso per le vipere e le grosse, ma rare,
trote. La strada che da
Kolasin scende verso il mare lo costeggia da vicino, anzi, con un pescatore
alla guida anche troppo da vicino: l’occhio sfugge sempre oltre il ciglio
della strada. Viene da guardar giù. Sì, molto giù, perché il fiume scorre
costantemente in una gola stretta e profonda, ha una conformazione e dei
colori meravigliosi, ed è bello da lasciarci il cuore. E’ di quei fiumi con
acque limpide, buche profonde e rive a picco, che fanno sognare tane e pesci
enormi, ma le dimensioni e gli accessi da alpinisti lo fanno molto più
adatto al pescatore locale con il Rapala che al moschista di passaggio. Il
posto giusto per noi è il Mrtvica, affluente di destra del Moraca.
La stradina carrabile finisce lì,
dove le due gole si uniscono. Da un lato il Moraca, selvaggio e stimolante,
dall’altra il Mrtvica, da risalire fin dove la natura lo permette. Il
sentiero che porta al canyon si allontana subito dal torrente. La confluenza
è l’unico punto di accesso e uscita. Attorno ci sono solo roccia e bosco, ed
acqua da bere. Acqua limpidissima, freddissima, che scendendo con calma
verso valle si lascia dietro buche smeraldo e lunghe lame luminose.
L’orario non è giusto e i nostri tempi di
risalita neppure: è tarda mattina e siamo ossessionati dalle catture perché
stiamo cercando i grossi temoli promessi e qualche bella trota, così
bruciamo le tappe.
Sbagliato!!! Un giorno sul fiume, e
questo è meraviglioso, non è un giorno al lavoro. E’ speciale. E'
un’esperienza da tener cara. Mentre è innegabile che siamo sempre alla
ricerca dei pesci più grossi e nel maggior numero possibile, non dobbiamo
dimenticarci che lo facciamo attraverso un’assonanza di esperienze fini a se
stesse. Rallentiamo (Ok, rallento…)
e guardiamoci intorno (sì,
sì, sto guardando…), non è un freddo, cinico approccio all'ambiente
acquatico (Oh, finalmente, una
bollata…), è pura gioia, semplice divertimento
(lancio? ... o aspetto che finisci
con la morale?...) Quantificare il piacere dell'uscita di pesca dal
numero di catture e dalla taglia e sbagliar bersaglio sono la stessa cosa
(adesso lancio però…).
Beh, morale a parte, ho poi rallentato e goduto di questa
natura. Le trote non sono enormi e i temoli non li abbiamo neppure visti,
eppure questo posto mi è rimasto negli occhi e di queste poche ore serbo il
miglior ricordo di tutta la gita. Ve lo consiglio.
Nel Mrtvica sono presenti fario
selvatiche dalle pinne enormi e una grossa macchia opercolare
(macrostigma?). A detta dei locali sono le trote che Jelena portò con se
quando divenne Regina d’Italia e note da noi come “Trote della Regina”.
Abituato ad un pesce di colore diverso a ogni cattura, queste, che sono
tutte assolutamente identiche, sono quasi noiose. Il tratto interessante è
lungo circa
Catturate le Trote della Regina, proseguiamo a nord, in
Bosnia, alla ricerca della Trota dalla bocca soffice. Pesci selvatici: sì Pescatori: due, che dopo 10 minuti smontano la tenda e se
ne vanno. Acqua: da bere
Neretva -
Nasce dalle Alpi Dinariche, attraversa Mostar sotto il
famoso Stari Most, distrutto e ricostruito dopo la guerra e sfocia in
Adriatico. Come altri fiumi del sud jugoslavo appartenenti al bacino
Adriatico, oltre a temoli e trote fario conserva una popolazione relitta di
trote mormorate e due endemismi: il
Salmo dentex, simile alla fario ma con denti più sviluppati e
Le Mekouska, come le chiamano i locali, sono più schive e
sensibili delle fario ed amano “l’oro”, quella porzione di fiume ai margini
della corrente, dove il fondo assume la caratteristica colorazione
giallo-dorata. Per lo meno è ciò che ci spiega in un perfetto italiano il
nostro padrone di casa, che ci consiglia di avvicinarsi al fiume con
attenzione e di cercarle sulla ghiaia piuttosto che nascoste nel sottoriva.
Tra un caffè, una slivoviza ed una sigaretta ci chiama il guardapesca,
esortandolo a farci vedere i posti migliori e, tra infinite chiacchiere, si
dispiace dei livelli ancora alti del fiume.
Ormai ci stiamo abituando a questi
ritmi e con estrema calma ci incamminiamo verso il fiume.
“Hai visto che moglie!? Gli porta birra, posacenere e sigarette senza
che lui debba neppure chiedere!”
“E tu hai visto quella torre
bianca, alta, sottile, con il tetto a punta all’inizio del paese!?” “Ah sì,
hai ragione. Inizio a credere che ‘loro’
siano almeno mille anni avanti…”
I livelli, in effetti, sono alti ma
il fiume è molto bello. Ci sono raschi, profonde lame, qualche buca e calma.
E’ un luogo ameno, le case, in questo posto lontano dal mondo, sono una
rarità e Glavaticevo è un piccolo paesino in un’ansa del fiume. Villa
Neretva, dove alloggiamo, spicca su questo sfondo rurale come un Rolex al
polso di un pastore. Molta calma anche in acqua. Il pesce inizia a bollare
solo a metà pomeriggio e poi a sera. Prendiamo piccole trote e degli
inattesi temoli di bella taglia, ma nessuna Mekouska da foto. A sera il
titolare dopo averci riferito dei tentativi in corso per riprodurre ed
accrescere questo salmonide, ci consola con una buona cena ed una proposta:
“Volete veramente divertirvi?
Tornate ad inizio luglio o settembre e vi porto con gommone e tenda
nell’alto corso della Neretva, là dove gli accessi sono minimi e le Mekouske
sono in buon numero!” Intrigante! Torneremo.
Ma per ora… abbiamo pescato dentro
una riserva e non abbiamo catturato neppure una Mekouska di taglia!? No, no,
non fa per noi! Domani si parte per il fiume da
Salmothymus per eccellenza:
il Buna.
Se volete venire da queste parti
appoggiatevi senza esitazione a: Villa Neretva, Tel.+387 (0)61 683 003
e-mail:
info@villa-neretva.com . Parla italiano.
Pesci selvatici: si Pescatori: nessuno Acqua: bella, ma tanta
Buna –
Fuoriesce da una grotta nel paese di Blagaj e dopo C’ero già stato tanti anni fa sull’onda degli articoli pubblicati su Pescare da Lumini. Lo ricordavo in campagna, tra rarissime case, una risorgiva che con i livelli settembrini era guadabile in vari punti. Lo ritrovo oggi, a fine primavera, enorme, con pochi accessi in acqua, impossibile da attraversare, difficile da costeggiare e, peggio di tutto, con un’antropizzazione selvaggia in atto.
La dove c’era solo campagna
è nata la Mostar estiva. Decine di bar, locali e abitazioni sono stati
costruiti proprio sull’acqua, rovinando platealmente lunghi tratti di questo
gioiello meraviglioso. L’appuntamento al ristorante di
Mustafa per indicazioni di pesca, permessi e alloggio si svolge come da
ormai consolidata prassi bosniaca
“polacco-polacco” (piano-piano). Prima ci si siede, poi si beve, poi…
poi… e poi senza fretta ma con la gentilezza e disponibilità di questa
popolazione, ci portano, ci accompagnano ci fanno vedere, ci consigliano,
insomma ci regalano molto del loro tempo, che sembra non costargli nulla.
Il primo impatto è esaltante, alla
parete c’è un esemplare imbalsamato di oltre 4 kg. Il secondo un po’ meno:
Ci sono imbalsamate e nel menu ma… la domanda sorge spontanea: “Ci sono anche nel fiume?” “Certo!” e ritorna prima con un piombo lungo e sei mosche sommerse e poi, capendo che non è quello che cerco, con un martin da 15gr. Il sorriso divertito che sfoggia quando capisce che le vorrei prendere a mosca e magari su bollata spegne i miei ultimi entusiasmi. Facciamo i permessi, proviamo senza successo un posto consigliatoci e poi aspettiamo l’appuntamento serale.
Abbiamo una piccola sfida
tecnico/culturale: due locali, Mustafa e il suo procacciatore di trote,
armati di canna da lancio e piombo lungo con mosche sommerse, contro dei
pescatori italiani neanche bravi a ninfa. Beh, il risultato sembrerebbe
scontato, eppure… nulla di clamoroso ma vinciamo alla grande: le uniche due
trote di taglia “padellabile” salgono sulla mia grossa sedge, a buio fatto,
e con loro stupore tornano in acqua. Piccole soddisfazioni del pescatore a
mosca.
Nel Buna
esiste solo
Pesci selvatici: si, ma pochi Pescatori: i nostri due accompagnatori Acqua: bella ma ancora alta
Bosnia (Repubblica Serpska) -
Le
riserve ormai famose di questa parte serba della Bosnia le abbiamo
volutamente saltate, senza rimpianti. La gestione eccessivamente turistica
ha portato prima a riempire di pesce fiumi straordinari come qualità
dell’acqua e ambiente e poi, sempre per soddisfare il pescatore, a costruire
di tutto, direttamente sulle rive. Solo qualche anno fa sul Ribnik si
pescava con qualche locale e c’era una locanda con quattro camere. Sulla
Pliva c’erano pochi pesci, ma selvatici, si dormiva a casa del guardapesca e
l’acqua si beveva. Chissà se la lontra che viveva in una bella buca a valle
del ponte è ancora lì, del resto, quale gestore
oculato ripopola per poi farsi mangiare il pesce da uno stupido animale
selvatico? Ora sono due simpatici parchi gioco, pieni di pesce, con alloggi
a filo di sponda e gazebo sparsi ovunque. L’acqua… beh, bevete una birra!
Comunque, da vedere prima che finiscano di lottizzarli. Belli i posti nuovi e i pesci autoctoni, ma ora
l’astinenza da pesci di vasca si fa irrefrenabile: si va in Croazia!
Gacka -
In un
viaggio di scoperta qualche punto fisso è importante. Il Gacka è di più: è
una certezza. L’acqua è sempre limpida, i permessi li vendono vicino al
ponte, c’è ampia scelta di alloggi e un ristorante aperto fino a tardi, e
pesce ovviamente, tanto pesce per tutti. Pesce immesso, ma la fastidiosa
sensazione è stemperata dai prati, dal relativo silenzio e dalla bassa
pressione di pesca.
Negli ultimi anni, in effetti, ho trovato molto più pesce
che pescatori. Pesce facile: fario e iridee di recente immissione, che
salgono anche su mosche enormi. Pesce difficile: vecchie fario che escono
solo a notte e iridee iper-selettive, che mettono in crisi la mia selezione
di mosche.
Questa casa che affitto ormai da anni la sento un po’ mia. I proprietari non ci sono, ci hanno lasciato le chiavi sulla porta, e così, appoggiati i bagagli, andiamo a pesca. Usciamo con una sensazione: niente caffé, niente slivoviza, niente chiacchiere sconfusionate in nessuna lingua… manca qualcosa. Ci manca quel ritorno agli anni ’50, quella poca fretta, quel tempo “perso” che ci ha seguito per tutti questi giorni ed a cui ormai siamo abituati. Però, almeno, andiamo a piedi. Bello andare a pesca a piedi, solo qui ci riesco, o quando uso la tenda, ma in questo caso ho camminato fin troppo prima. Eugenio non ci ha mai pescato ed io spero, come tutti
speriamo quando portiamo un buon amico a pesca con noi, che sia una buona
giornata. Voglio che lui catturi qualche bella trota del Gacka, non enormi
come quelle che ovviamente riservo a me, ma abbastanza da lasciargli un buon
ricordo.
Bollano. Le sedge che di solito si
muovono verso sera, già ora,
sotto
il sole a picco di giugno, sciamano a pelo d’acqua. Sarà un “buon ricordo”,
lungo due giorni.
Bastava anche meno!
Il Gacka è tranquillo, rilassante, fa bene all’anima, e
poi la magia dei suoi coup du soir è unica.
Pesci selvatici: forse uno Pescatori: due, incrociati mentre torniamo all’auto. Acqua: quella del Gacka
Nord Croazia –
Piccoli fiumi, grandi fiumi. Ognuno ha il suo particolare piacere. Ci
piacciono le immense piane dell’Adige, le lente sorgive friulane, le sfide
con i diffidenti temoli del Brenta, le catture a ripetizione sul Nera,
quando fino all’ultima trota è a caccia di sedge; amiamo i piccoli riali
appenninici e gli spumosi torrenti alpini; amiamo i fiumi che abbiamo
pescato cento volte e quelli che abbiamo pescato solo in sogno. Io credo che
non sia il fiume che piaccia all’uomo ma l’uomo che cerchi nel fiume
“qualcosa” di cui impossessarsi. Un particolare, una magia, un
catalizzatore. Quel qualcosa che, abituati a vite ovattate, lontano dai
ritmi della natura, risvegli e riaccenda l’intensità ancestrale che giace
dormiente in noi la maggior parte dell’anno.
Di questa bella risorgiva croata non ricordo la strada e
(per promessa) ora mi sfugge anche il nome. La sola cosa che ricordo bene è
di capitarci ogni anno a fine primavera. Il posto è inquietante: la maggior
parte delle abitazioni isolate è stata distrutta durante il conflitto. Case
che nessuno s’è più preso la briga di ricostruire. Anche il fiume sembra
aver subito la stessa sorte: è abbandonato. Non ho mai visto un pescatore
sulle sue sponde, solo pecore, pastori e i loro enormi cani.
Le case abitate e la strada sono lontanissime. Il
particolare, la magia di questo posto è il silenzio assoluto. Neppure
l’acqua fa rumore. Si sente solo il fruscio dell’erba ed il leggero respiro
del fiume.
Quelli che non mancano sono di certo pesci e insetti.
Mosche di maggio, abbondanti schiuse di sedge e vari tipi d’effimera tengono
a lungo le trote in attività. Il pesce non è certo selvatico: iridee di
tutte le taglie e le livree sgargianti e casuali delle fario denotano che
l’associazione locale immette ciò che può. Però, però verso sera, quando il
sole scende sotto il basso profilo delle colline, qualcosa cambia. Sotto le
sponde erose, nei giri d’acqua e in tutte quelle probabili tane che durante
il giorno stranamente non hanno reso, appaiono dal nulla trote dalla stessa
insignificante livrea che aggrediscono con rabbia ciò che gli propongo. Sono
selvatiche? Forse si: hanno un aspetto delicato, una livrea tenue con
riflessi verdastri e belle pinne perfette. Tutte caratteristiche poco
compatibili con la selezione umana e la dura vita in vasca.
Di semina
Selvatici?
Pesci selvatici: forse si Pescatori: nessuno Acqua: loro la imbottigliano, forse è il motivo per cui
ogni anno ce n’è un po’ meno.
Logistica -
L’Ex-Ju
è economica ma spesso le sistemazioni sono spartane e non sempre le zone di
pesca sono prossime alla civiltà. La vita serale… beh, diciamo che per gli
happy hours od un buon Mojito è meglio se venite in riviera, ma per noi,
patiti del coup du soir, noi che usciamo dal fiume solo a notte, il vero
problema è trovare ancora aperto un semplice ristorante. I panini vanno bene
un giorno ma a lungo andare, soprattutto associati ai salumi locali,
diventano tossici. Io ho risolto da tempo con un fornellino da campeggio.
Qualche chilo di pasta, salumi e buon vino nostrano riescono a tener lontano
la malnutrizione e la nostalgia di casa. E poi, anche il cucinare fa parte
dell'esperienza, s’imparano a proprie spese nuove unità di misura: un pugno
di riso, una noce di burro, una manciata di parmigiano, un pizzico di
peperoncino e l'enigmatico "sale quanto basta" (‘Sale’, Andrea, non
zucchero!). Escludendo l’autostrada Rjeka - Split la viabilità è su
strade ordinarie: considerate tempi di spostamento dilatati. In Montenegro la moneta ufficiale è l’Euro che è accettato
quasi ovunque anche in Bosnia e Croazia. I locali ovviamente parlano la loro lingua, ma faranno di
tutto per capirvi.
Conclusione -
Già da
anni la ricerca della solitudine mi ha spinto con la canna da mosca lungo i
miei microscopici riali appenninici, dove riesco a non incontrare anima viva
per ore ma, ‘Poca Gente e Pesci Selvatici’ in un vero fiume da mosca è
un’utopia? Questo lungo tour nell’Ex-Ju ci ha dimostrato che, dipende dalle
attese. I No-Kill e le riserve ci hanno drogato dandoci un metro di paragone
falsato e disintossicarsi richiede tempo ma soprattutto voglia; qualche
essere umano dotato della nostra stessa passione esiste anche nel posto più
isolato, e i pesci, se li volete veramente selvatici non potete anche
pretendere che siamo molti e grossi. Accettato questo, spazi enormi, insetti
e qualche serena bollata, di quelle da non doversi scrutare attorno per
essere certi di essere gli unici ad averla vista, sono lì ad aspettarci.
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