May fly and Co.
Marco
Sportelli
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“Volerò”, disse il bruco. Tutti risero… Quando tutte le variabili si allineano la pesca a mosca può raggiungere apici di estrema eccellenza, ma ammettiamolo, per la maggior parte del tempo siamo costretti ad accontentarci. Va bene, per carità, ma non dobbiamo mai dimenticare il sogno, dobbiamo essere come il bruco, sempre tesi alla ricerca del sublime. Di certo non tutti condividiamo la stessa visione, ma immagino che, come accade a me, ciascuno di noi, definita qual è la sua situazione di pesca ideale, passi poi in qualche modo tutta la vita a inseguirla. La mia la conosco: una risorgiva, uno splendido pesce selvatico a mezz’acqua ed enormi insetti screziati portati dal flusso… È un evento sporadico, raro da incontrare, fa parte più del mondo onirico delle possibilità che di quello reale delle probabilità. È un sogno, appunto, ma di quelli che conducono lontano. La ricerca di fiumi carsici, di gelide acque che scorrono tra i prati con le loro schiuse di grandi insetti primaverili, mi ha spinto a viaggiare. Dalla fascia delle risorgive alla Slovenia, e poi sempre più giù, la Croazia, la Bosnia, il Montenegro.
Viaggi fatti di curiosità, voglia di scoperta, un po’ di avventura; della dolcezza e del tepore della primavera, di lunghi pomeriggi pieni di luce, dell’attesa della sera, quando il sole scende dietro le colline ma le aspettative salgono alle stelle… Viaggi verso mete solo immaginate, posti indefiniti, nomi su una mappa. Giorni lenti, sereni, irresponsabili, giorni che mi hanno regalato più storie che pesci. Giorni che saldano amicizie, legano anime, giorni che si fissano indelebili nel nostro cuore. La sporadicità delle occasioni, i timing sbagliati, i chilometri a vuoto, i livelli non perfetti, associati a rari ricordi di teste che fendono l’acqua, hanno stimolato il desiderio. Un desiderio che inseguendo sé stesso ha mantenuto vive le aspettative. Sì, perché malgrado tutto ogni tanto accade. Le vedi, prima tra i rami, poi in sciami verticali e infine, improvvisamente, anche sull’acqua, e con loro si palesa lo scopo del tuo viaggiare: le bollate dei pesci, pavidi esseri di cui fino a poco prima non immaginavi neppure la presenza!
Grandi insetti - Ephemera danica, may fly, mosche di maggio… chiamatele come volete, ma sono loro la quintessenza della pesca a mosca. Esistono altri insetti, anche più grandi, che al momento giusto, nel posto giusto riescono a scatenare l’aggressività delle nostre prede. Le Silver sedge del Gacka, o le copiose Stonefly dei fiumi bosniaci, ad esempio, per il moschista sono sempre un lieto evento, ma anche se inducono temoli e trote a manifestarsi in superficie è una pesca meno raffinata, non c’è la stessa linearità d’azione. Questi insetti tornano in acqua a deporre e lo fanno in maniera casuale. I pesci in attività si spostano continuamente alla loro ricerca, spesso appaiono dal nulla, le bollate sono sempre in posti diversi, forse di pesci diversi. Si usano grosse imitazioni, si imprime loro un marcato movimento e si spera semplicemente di convincerli all’attacco.
Pescare con le may fly è differente. Il pesce assume il classico comportamento da schiusa, si posiziona a mezz’acqua, cerca la migliore linea di flusso e scarta di lato solo il minimo necessario a intercettare gli insetti portati dalla corrente. La sfida ritorna ad essere “uno contro uno”, che è ciò che rende unica la pesca a mosca.
Con il termine mosche di maggio comprendo per estensione sia le Ephemera danica sia le vulgata, che per ragioni che ignoro popolano con alternanza esclusiva fiumi all’apparenza simili: non le ho mai viste convivere. Queste ultime sono della stessa taglia, ma decisamente più scure delle danica, e da mia esperienza si manifestano con schiuse meno copiose.
Le grandi effimere di primavera non si limitano però al genere Ephemera, esiste un altro insetto che si sovrappone come habitat e parzialmente come timing alle mosche di maggio. È di taglia leggermente inferiore ma crea concentrazioni d’insetti ancora più intense delle sue sorelle maggiori. Mi riferisco ai siphlonurus. Generalmente il loro picco anticipa di un paio di settimane quello delle may-fly, ma continuano ad essere presenti in buon numero anche successivamente. Entrambe i generi amano le placide acque sorgive ma ho notato differenze comportamentali significative. Le mosche di maggio si dedicano al volo di accoppiamento di solito nel pomeriggio, sui prati, e si avvicinano all’acqua solo a tarda sera, al momento della deposizione. Le loro larve sono scavatrici quindi prediligono zone adiacenti a fondali sabbioso-argillosi. I siphlonurus trascorrono invece gran parte del loro tempo appesi alla vegetazione arborea. Si alzano in volo soprattutto nel tardo pomeriggio per poi dirigersi verso i tratti più torrentizi e sassosi, dove formano sulla verticale dell’acqua sciami molto numerosi e persistenti. Durante la danza nuziale le femmine fecondate, e nel trambusto spesso anche entrambi gli insetti in accoppiamento, finiscono direttamente in acqua, alimentando con costanza e persistenza la linea di flusso alimentare.
In certi punti specifici, come ben sanno ad esempio i frequentatori dell’Unec, le sciamature serali sono talmente fitte da togliere il fiato. Ricordano un po’, come densità e comportamento, quelle di Oligoneurella, tranne che hanno il vantaggio di avvenire a tarda sera, e non a notte fatta come le bianche effimere del sud italico. I pesci predano entrambe queste effimere sia in schiusa sia durante la deposizione, quando esauste, e ottemperato al loro scopo vitale, si lascano trasportare inermi dalla corrente. Beh, diciamo che inermi non è il termine giusto, ma lo vedremo.
Wednesday trout - Quanto tempo, impegno ed energie dedichiamo alla nostra passione? Tanto, e non sempre meritato. Siamo curiosi, girovaghi e ciò significa essere spesso alla ricerca di acque sconosciute. Trovare un posto nuovo è facile, comprenderlo e attribuirgli un valore molto meno. Ci sono acque libere popolate da pochi pesci piccoli e selvatici, altre, gestite con cura, che contengono qualche pesce interessante, e infine, purtroppo la maggior parte, fiumi bellissimi, carissimi ma con dentro esattamente quello che chiedono i pescatori: tanti stupidi pesci di vasca. Ci sono acque in mezzo al nulla con fondali puliti e colori turchesi, altre tra case e puzza di città. Luoghi dove puoi sentirti solo e altri dove devi sgomitare. Ci sono fiumi dove per raggiungere un risultato devi tenere l’imitazione in acqua per ore, altri dove è più importante conoscere i pochi punti proficui alla pesca. Ci sono corsi d’acqua che prima di svelare i loro segreti pretendono la nostra assidua dedizione, altri dove tra un cappotto e un ricordo indelebile passa a stento una settimana di calendario.
Infine, ci sono posti dove assiduità, conoscenza del territorio, tempismo e livelli perfetti non bastano: serve anche un buon amico in zona! Le opportunità di pesca ridotte o la tentazione di facili catture mi hanno spinto negli ultimi anni sempre più spesso a frequentare posti antropizzati, affollati, riserve di pesca ben popolate. Posti dove mi sento più preda che predatore. È facile, non serve sapere quasi nulla, basta pagare il permesso, accertarsi col gestore che i livelli siano decenti, non innervosirsi e dimenticare per il tempo strettamente necessario di essere in un parco giochi! Alcuni ci riescono talmente bene da non partire se non sono certi della semina, altri si compiacciono perché, tutto sommato: “guarda che pinne!!!”, ma i più bravi riescono addirittura a convincersi che quei “dieci-pezzi-per-ora” siano pesci selvatici!
Comunque, chi più chi meno, tutti tentiamo di rimuovere dalla mente questo pensiero molesto, mi sovviene a tal proposito un aneddoto che ogni tanto racconta Gigi. Sono trascorsi un po’ di anni, forse allora eravamo ancora più ingenui, ma andò così: Fiume sloveno, bellissimo, a sera in albergo si presenta uno degli ospiti, un francese, con una iridea enorme e un sorriso ancor più grande. Durante il racconto, in inglese, si mostra molto entusiasta della cattura e anzi, esprime il suo stupore con queste parole: “E’ incredibile, è la prima volta che vengo qui, e sono riuscito a prendere questo pesce. Chissà quanti anni ci ha messo a diventare così grande, chissà da quanto tempo vive in quella buca e l’ho preso io, proprio io che abito a 2000km da qui!” La sua risposta lapidaria fu: “Wednesday” “Wednesday!!??” “Sì, tutti i mercoledì arriva il camion dell’allevamento e le butta nel fiume…”
I posti e la pesca – Qualche fiume dove trovare schiuse interessanti di May-Fly & Co. esiste ancora. Certi sono belli, comodi e molto cari, altri molto meno. Ma sapere il posto non basta, chi insegue queste schiuse sa che c’è qualche difficoltà in più, non basta il livello giusto, serve anche un timing perfetto: arrivi troppo presto e gli insetti sono pochi o assenti, troppo tardi e le trote sono talmente sazie da diventare apatiche. Generalmente i primi insetti di stagione vengono predati senza esitazione, ma spesso però manca ancora la fase serale, quella della deposizione. È proprio in questo momento, con la luce crepuscolare e gli spinner deponenti in ritorno sull’acqua, che le trote più belle e sospettose escono dalle tane. Quasi mai sono attratte dagli spent, non so se sia perché un insetto in movimento è più visibile o semplicemente perché dopo aver terminato la deposizione è meno sostanzioso, ma è abbastanza evidente come i pesci prediligano quelli che si agitano sull’acqua. La nostra imitazione per avere successo deve quindi assumere lo stesso comportamento: la si può rendere adescante imprimendogli piccoli movimenti, ma l’azione più efficace in assoluto la si ottiene con quegli artificiali che sottoposti a leggera trazione bucano la pellicola superficiale per poi riemergere subito dopo. Sembra che le trote abbiano un debole per quelli che cadono in acqua accoppiati, qualche voluminoso palmer può fare la differenza!
L’azione di pesca serale è molto simile, sia nel caso di mosche di maggio sia di siphlonurus, cambiano le imitazioni, cambia la taglia, e quasi sempre cambia anche la zona di fiume interessato. Questi ultimi, come già accennato, si concentrano nei tratti con acqua più mossa, spesso però i due insetti si sovrappongono e bisogno fare attenzione perché di solito i pesci manifestano una netta preferenza alimentare. Anche le schiuse vere e proprie di siphlonurus avvengono nelle zone con più corrente. Abitualmente le prime dun compaiono al momento dell’arrivo del sole sull’acqua e sono sempre frammiste a qualche spinner deponente. Col proseguire dei giorni gli insetti sui rami e in volo tra i prati aumentano, ma non stupitevi se le vostre imitazioni vengono snobbate: spesso accade lo stesso ai naturali!
Alcune delle mosche che ho sognato quest’inverno scendevano un corso d’acqua che mi ha fatto conoscere un amico. Alterna lunghi tratti di acqua quasi ferma, profonda e fittamente bordata di vegetazione, a zone molto limitate dove è possibile accedere in alveo e pescare a mosca. Trovare le condizioni ideali richiede molta fortuna, o un amico con “un amico in zona”, ma non basta. Anche con le condizioni ideali il pesce di taglia si concentra in pochi posti determinati, che variano in funzione del tipo di schiusa in atto e dell’orario del giorno, costringendoti, sapendo cosa cercare, a inseguirli lungo il suo corso. Insomma, una pesca di movimento, ma se il mio obiettivo è la ricerca di pesci di taglia, selvatici, che bollano su schiuse di grossi insetti… beh qui ci vengo con intenzione. Sono selvatici? Abbastanza da poterlo credere. Di taglia? Abbastanza da poterli sognare. Bollano? Solo in determinate condizioni.
Questo posto non è facile, non è comodo, non è vicino, non è neppure bello, ma se faccio un bilancio delle uscite di pesca degli ultimi anni mi rendo conto di aver speso più soldi, tempo e chilometri per catturare banali pesci appena buttati, che per inseguire l’essenza dello sport.
I nomi dei fiumi sono un dettaglio. I posti dove si può fare ancora della buona pesca su pesci naturali sono molto meno di quelli che possiamo immaginare, lasciamo dunque spazio alla fantasia, teniamo aperta la mente: sapere che esiste ancora qualche fiume ricco di possibilità che non conosciamo vale molto più di un punto sulla mappa.
“Volerò”, disse il bruco. Tutti risero… Tranne le farfalle (Cit.)
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