Timing (prima parte) Le stagioni del pescatore a mosca (già pubblicato su Flyline) Marco Sportelli |
||
E' quasi inverno e sto giocando con canne, mosche e mulinelli. Guardo la pila di scatole piene di un’immensa varietà d’imitazioni, alcune con nomi altisonanti, altre inventate, soppeso i mulinelli che ho appena pulito ed ingrassato, sfioro con le dita la vernice lucida e perfetta delle canne, ma lo sguardo scivola oltre il luccichio delle "cose" per posarsi su immagini e perdersi tra ricordi. Immagini d’acque cristalline, schiuse, bollate. Ricordi di giorni pieni di sole, aria pura e buone amicizie; ma anche nebbia, code in autostrada, fiumi in piena e, beh si, qualche cappotto! Capita, se si sbaglia il timing!
Timing: calcolo del tempo, ritmo, scelta del momento… Chissà come mai le parole non definite possiedono un fascino che manca alle parole il cui significato è chiaro. La nostra carriera di pescatori a mosca è piena di momenti giusti persi per un pelo, di “ieri sì che…”, di “appena te ne sei andato…”, di “avresti dovuto esserci…”. A differenza d’altre attività umane, nella pesca, ed in questa in particolare, la scelta del momento è uno degli elementi determinanti per rendere “memorabile” una giornata sul fiume. Certi posti sono facili da leggere, addirittura banali, altri molto meno. Un migliaio di pescatori li può provare a mezzogiorno o a metà pomeriggio, nel giorno sbagliato, e se ne andrà senza bollare. Bisogna esserci nel momento giusto. Solo nel momento giusto. Ma qual è il momento giusto? Le variabili in gioco sono talmente tante e tanto imponderabili da lasciar spazio alla superstizione, tant’è che perfino il pescatore più pragmatico prova una spiacevole sensazione di disagio nel sentirsi augurare un’innocente: “Buona pesca!” C’è chi crede ciecamente alla teoria Solunare e con in mano l’almanacco ed il piano ferie cerca di combinare le due cose, chi fiuta l’aria ed analizza il colore del cielo e chi, con un approccio più sistematico, s’affida al diario segreto compilato anno per anno, con catture, schiuse e condizioni del fiume, da cui tenta d’estrapolare il miglior momento per un determinato posto. Per non partir da troppo lontano tralascerei congiunture astrali, fasi lunari, percezioni olfattive e focalizzerei l’obiettivo sull’impatto che hanno i cicli stagionali sul nostro sport, per poi, nella seconda parte, zoomare sui ritmi giornalieri del pesce e terminare con un dettagliato close-up della schiusa. Le stagioni - Aprile e Maggio non hanno paragoni, li aspetto dieci mesi l’anno… ma non mi bastano e non sono tutto. Del resto qualcuno mi ha fatto notare che “essere affascinati dal cambiamento delle stagioni è uno stato mentale più felice di essere disperatamente innamorati della primavera”. Sono d’accordo, soprattutto come pescatore. La nostra è un’attività senza fine, ogni periodo ha la sua mania, ogni stagione la sua magia. Vediamole. Inverno - Una smania alieutica ci assale, ma piove, è freddo e d’uscire a caccia di qualche pesce invernale non se ne parla neppure, cosi, in preda a questo micidiale mix di noia e passi one, ci dirigiamo verso il più fornito negozio di pesca. Avete notato come gran parte degli acquisti si faccia proprio d’inverno? Sarà per il maggior tempo passato a sfogliare cataloghi o perché occorre ripristinare l’attrezzatura, ma soprattutto perché, diciamocelo, tornare a casa con una nuova canna o nuovi stivali ce ne fa sognare l’utilizzo, rendendo più vividi anche ricordi ed emozioni della stagione appena conclusa. A me perlomeno capita così, d’estate rimpiazzo solo il filo esaurito ma d’inverno intensifico le visite al negozio. L’attrezzatura indispensabile, si sa, è veramente poca, quindi ben presto ci si dedica al superfluo, ed ai gadget in particolare. Non solo buttiamo soldi ma ci complichiamo la vita. Basta osservarci per un attimo, in riva al fiume con il nostro milletasche stracolmo e pieno di pendagli, per capire che assomigliamo molto più ad un venditore ambulante con il suo carico di mercanzia che ad un essere momentaneamente libero dagli impegni del mondo. Ma la cosa più destabilizzante è tornare con un depliant di viaggi. Apparentemente innocui, con la loro carta patinata e foto di catture, ben presto si dimostrano subdoli strumenti di tortura. Essendo concepiti per separare migliaia di pescatori a mosca dalle loro sostanziose entrate, s’intrufolano come un tarlo nel nostro cervello ed una volta entrati, continuano a vivere di vita propria. Come per i farmaci, dovrebbero allegargli un bugiardino con posologia ed effetti collaterali: [Da sfogliare solo dopo prolungata astinenza. Tenere il listino prezzi fuori della portata delle mogli. In caso di sovra-dosaggio rivolgersi ad un’agenzia viaggi e partire immediatamente]. Comunque, è bello cullarsi in un sogno, a volte anche solo cullarsi. Riscalda il cuore.Se poi trovate veramente tempo e denaro per partire fatelo, ma, anche qui, con il giusto timing. Conosco pescatori cui vengono le convulsioni alla frase: “Avresti dovuto esserci la settimana scorsa”. Ve la sentirete ripetere allo sfinimento: l’agenzia, le guide, la ragazza del supermercato “Sonotredollariecinquantaavrestidovutoesserci…”.C’è perfino chi è arrivato a prenotare una settimana di pesca nel rinomato fiume lontano per poi arrivare una settimana prima, la settimana quando "la pesca è stata grandiosa" e "avreste dovuto esserci" ma… mi fermo qui. C’è già troppa letteratura a riguardo.Valide alternative per questo periodo sono quelle di mettersi al morsetto a far mosche su mosche o dedicarsi alla pesca a streamer. Quest’ultima è noiosa. Arrivi al laghetto a mezzogiorno. Lanci e recuperi, lanci e recuperi. Dopo circa tre ore guardi l’orologio: segna solo le 12,30… ma l’inverno è talmente lungo da farmi dubitare che i pesci siano esseri capaci di bollare, così, mestamente mi adatto. “Giusto due lanci… per non perdere la mano…” mi giustifico ad occhi bassi se qualcuno m’incontra da queste parti. Solo a Febbraio maturo la piena confidenza che ci potrebbe essere realmente una nuova primavera. E che forse esistono gli insetti. Primavera - …ancora un lancio… Abili alette che scendono la corrente, ben presto centro di cerchi, concentrici come bersagli. Come pescatore a mosca esisto per questo: le schiuse. Le inseguo, con il progredire della stagione, da valle verso monte, da mezzogiorno verso sera. Le prime acque a risvegliarsi sono quelle del piano, i grandi fiumi alpini non ancora interessati dal disgelo: a mezzogiorno. In questo periodo le schiuse, se ci sono, sono molto prevedibili. Se ci sono. Poi le risorgive, da inizio aprile. Anche qui effimere nel primissimo pomeriggio con già qualche sedge verso sera. Mezza giornata di pesca quasi garantita. Proseguendo con la stagione gli insetti sfarfallano con più variabilità. Fattori come esposizione, portata, quota, temperatura generano specifici calendari per ogni corso d’acqua. Qui trova la massima importanza il diario “segreto” e l’esperienza. …ancora un lancio… Ma sapere quando e dove non basta. Occorre esserci. Ci sono troppe variabili in gioco e perché si allineino perfettamente ci vuole molta fortuna o la possibilità di poter mollare tutto in qualsiasi momento. Sperare di conciliare lavoro, famiglia e ritmo della natura è utopico. Andrea è il mio idolo. Venduta l’attività si è concesso un anno sabbatico da dedicare alla pesca. Non ho ben contato i mesi ma, poiché sono ormai un vago multiplo di dodici, inizio a credere che non si riferisse all’anno solare! …ancora un lancio… E’ sorretto da un’insanabile passione e due ottimi principi: -Primo. “Nella vita contano soprattutto due cose: la salute e la voglia di lavorare. Io ho una salute perfettamente allenata dalle giornate trascorse a pesca. Mia moglie la voglia di lavorare. Non abbiamo problemi.” -Secondo: “ Il denaro non è la cosa più importante della vita ma ad ogni modo, a meno che compri qualcosa, ne ho abbastanza perché mi basti per il resto della mia esistenza!” Non ha figli. Andiamo sempre a pesca assieme anche se di solito lo seguo solo con il pensiero. Al resoconto serale è un po’ come essere veramente là. Rivedo luoghi, immagino sensazioni. Una soprattutto. L’invidia. Tant’è che un giorno l’ho guardato dritto negli occhi e gli ho chiesto: “Ma tu, non dovresti ricominciare a lavorare?” “No, non credo che dovrei. Non ancora!” mi ha detto con un sorriso. Ma bisogna immaginarselo detto con un sorriso. …ancora un lancio… Però, stranamente, ci sono schiuse su cui, per quanto si studi e si programmi, non si riesce mai a pescare. Volete un esempio? L’Ephemera Danica. Sono pienamente d’accordo con chi sostiene che in realtà le mosche di maggio non esistono. Sono un mito, un’idea promozionale. Le pro-loco montane si sono accorte di un calo di presenze e consumo di birra nel periodo che sta tra le fiere agricole di primavera e le gare di canoa estive e, semplicemente, hanno deciso d’inventare qualcosa per sostenere la misera economia locale. Non vi sembra vero perché le avete viste in foto? Con le macchine digitali e Photoshop si possono fare cose incredibili il giorno d’oggi! …ancora un lancio… E’ ormai buio, molto più buio di quello che realmente serve per smettere di pescare ma vedo, anzi sento, ancora delle bollate …ancora un lancio… Prolungare le cose oltre il limite è uno dei pochi modi che conosco per rubare tempo al tempo… e sorbirmi fin l’ultima stilla di primavera. …ancora un … Estate - Zero attività. Momenti in cui m’assalgono quesiti filosofici tipo: Pesco, quindi esisto! Momenti in cui mi bastano un paio d’ore senza bollate per dubitare (di nuovo) che i pesci lo sappiano realmente fare. Essere nel fiume sbagliato in pieno agosto è un’esperienza frustrante. Prima o poi capita a tutti. Eppure, se ci ostiniamo, un motivo ci dovrà pur essere! Il mio lo conosco. Sono succube di un’immagine. Di quelle che ti si fissano nella mente, così, quando sei distratto, e poi ti si posano in fondo all’anima, accompagnandoti tutta la vita. Eccola: il fiume d’estate dopo un temporale; la sabbia a buccia d’arancia; alti pioppi appena lavati dalla pioggia, si stagliano su nuvole cui seguono nuvole, nere e minacciose; odore di bagnato dappertutto. Mezza stagione in mezzo alla stagione. E’ un ricordo tondo, vedo l’immagine sento il profumo percepisco il fresco sulla pelle, è un ricordo che riaffiora ad ogni perturbazione in arrivo, è un ricordo che mi sprona ad essere là, da qualche parte, vicino all’acqua. Certo, il mese d’agosto non è il massimo per la pesca a mosca ma a noi chiede il massimo. Pesci, insetti, pescatori… tutti in vacanza, tranne il sole che anzi, fa gli straordinari: è un caldo terribile! Tuttavia negli ultimi anni ho imparato che certi fiumi, senza un motivo apparente, sono produttivi anche in questo periodo. Suggerire di concentrare la nostra attività ai limiti del giorno, indicare irrequieti torrenti montani, proporre fiumi ombrosi e cupi da pescare in caccia come il Nera, o le gelide acque del Tevere che solo in questo mese abbina schiuse ad acque limpidissime, è corretto, ma scontato e banale. Non vi limitate al banale: con il sole a picco, i bagnanti poco lontano ed i miei bimbi che giocano con i sassi del greto, anche le pagine estive del mio diario hanno cominciato a riempirsi d’annotazioni, diverse da quelle scontate! Autunno - Abbinando un senso ad ogni stagione non ho dubbi: la primavera ci stordisce con i profumi, l’estate ci passa attraverso la pelle, ma l’autunno… l’autunno è la stagione dei colori. Banale, d’accordo. Tuttavia stupefacente! Non è solo la tonalità dei boschi che ci incanta. E’ la luce, il particolare colore della luce. E’ la trasparenza dell’aria. E’ la rugiada che satura i colori. E’ lo stato d’animo, quella leggera malinconia che ci fa apprezzare le sfumature. E’ il vento, la sua assenza che rende immobili e quindi più facili da fissare le immagini. L’autunno è la stagione del temolo, delle giornate corte, delle schiuse dilazionate. Torna nuovamente piacevole programmare un’intera giornata di pesca. Sappiamo di poter evitare la levataccia, siamo ragionevolmente certi di trovare pesce in attività o perlomeno disposto a salire, ma soprattutto nutriamo la segreta certezza di far strage di temoli. Perché poi!? Nei fiumi che frequento questi pesci si prendono bene in primavera, in certe giornate estive catturarli è quasi un esercizio infantile, ma in questo periodo diventano terribili. Hanno la pancia piena e possono scegliere come e quando nutrirsi. E lo fanno. E’ periodo di schiuse prolungate ma spesso rade, miste, infarcite di piccoli terrestrial poco visibili. Il menu varia da pesce a pesce, da luogo a luogo, ma ben raramente collocano le nostre improbabili imitazioni nella loro lista dei desideri. Li prendiamo solo perché li cerchiamo, siamo lì per loro, perseveriamo. Le uscite settembrine, lungo torrenti dominati da verdi ormai sbiaditi dal sole estivo, le abbiamo dedicate a trote dal temperamento sanguigno e sgargianti pallini rossi, ma ora, con fondali incupiti e boschi infiammati, per contrasto preferiamo questo quieto pesce dalla tenue livrea disegnata a pastelli. C’è di certo un gusto estetico in tutto questo! La pesca del temolo a fine stagione è elegante, rilassante, meditativa. E’ come un bicchiere d’Amarone a fine pasto. E’ pesca di puro piacere. Epicurea. Ecco il termine! Poi con la fine d’ottobre, le giornate più corte, più fredde e le schiuse nuovamente troppo limitate alle ore centrali, andar per fiumi ritorna ad essere uno stoico esercizio necessario ad appagare la nostra insana passione, e che dire poi del ritorno all'ora solare, non arriva mai l'ora di pranzo e poi… poi è subito sera. In autunno invece di toglierci dovrebbero regalarci un'altra ora e magari altre due a Natale, al posto della tredicesima. Ma anche queste giornate di pesca, rubate all’inverno imminente, ci servono, ci regalano immagini ed emozioni che accumuliamo avidamente. Come orsi prossimi al letargo ne facciamo provvista. C’è in vista un lungo inverno da superare.
–continua-
|
||