Strike Indicator

Marco Sportelli  

 

 

Strike si, strike no, spesso al riguardo la polemica s’infervora.

Mentre reputo che spesso venga utilizzato a sproposito, sono disposto ad ammettere che in certe condizioni risulti indispensabile. Ci sono fiumi e periodi dell’anno in cui i termini del dilemma non sono più: strike si, strike no, ma, o strike o No Strike (nel senso di nessuna ferrata). Non ritengo neppure corretto affermare che l’utilizzo faciliti oltremodo la cattura o sia alla portata di tutti: come per tutte le cose imparare ad usarlo al meglio richiede tempo ed impegno. E lo so perché non sono certo un purista. Ho pescato a passata per tantissimi anni. Anche quella è difficile, devi imparare dove stazionano i pesci, devi individuare la giusta traiettoria del tuo galleggiante, devi far muovere naturalmente l’esca evitando il “dragaggio”, e benché aiutati da una canna lunga diversi metri solo i bravi prendono molto pesce. Non ho smesso neppure quando ho cominciato con la PAM, però gradualmente, man mano che famiglia e lavoro toglievano sempre più tempo alla pesca, la scelta si è fatta da se.

Ora, se mi trovo esclusivamente a pescare a mosca è perché la magia del pesce che sale a ghermire l’artificiale mi ha stregato. Sono disposto a fare 1000km nella speranza di pesce che bolla e non esco neppure di casa se mi propongono un posto con tanti grossi pesci ma da pescare a ninfa. Non sono capace. Non mi piace. Forse non sono capace perché non mi piace. Tuttavia porto sempre con me delle ninfe ed anche gli S.I. Li uso raramente e nel mio modo di concepire la PAM li considero un ripiego.

Però non tutti (giustamente) ragioniamo allo stesso modo. Vi racconto una storia vera: un giorno ero seduto in riva all’Adige, attendendo la schiusa di mezzogiorno. Sono arrivati tre PAM muniti di S.I. ed hanno pescato davanti a me catturando qualche pesce. Dopo un oretta sono iniziate le prime bollate ed uno dei tre,  sue testuali parole, ha detto: “Qui è iniziata la schiusa, andiamo da un'altra parte”. Credo che siano questi individui, sempre più frequenti lungo i nostri fiumi, che usano la canna da mosca solo perché è IN o solo perché permette di accedere ad acque diversamente precluse, a generare quel rancore che spesso traspare in certe discussione sullo S.I.

Io non ho nulla contro lo Strike Indicator (anche perché se avessi qualcosa che funzionasse veramente la userei!J). Ciascuno deve essere libero di pescare come preferisce. Ma chi si avvicina alla pesca a mosca non lo fa certo perché si cattura di più. Con una bolognese ed un bel galleggiante si prendono più pesci ed anche più grossi. Lo fa per acquisire una tecnica particolare e gustare nuove emozioni. Indirizzare i nuovi adepti verso la ninfa ed ancor peggio verso pesantissimi ninfoni sorretti da voluminosi S.I. li porta facilmente a misconoscere la pesca a mosca e, mi ripeto, siccome si cattura di più, tornare alla bolognese.

 

A volte confondo i miei interlocutori affermando che mi piace pescare solo a secca. Non è vero. Mi piace pescare a galla su pesce che bolla. Una secca, un’emergente, una ninfa di superficie quando inducono la bollata del pesce per me sono equiparabili. Certo che veder salire un pesce su di una dun di mosca di maggio è molto più piacevole del consumarsi gli occhi nel tentare d’immaginare una micro bollata su di una minuscola emergente, ma il piacere di vederlo salire è sempre impagabile. Ecco un altro punto: “vederlo salire”. Pescare controluce o in acque mosse o poco limpide, all’imbrunire o in tutte quelle situazioni  in cui l’unico segno tangibile della presa è il cerchio prodotto dalla bollata, non genera in me un godimento completo. Anche la pesca in caccia, lanciando in tutti quei posti dove ci immaginiamo un pesce, toglie molto al mio piacere. E’ vero, il pesce bolla, spesso lo vedo salire verso la superficie, provo la soddisfazione di aver individuato la sua postazione di caccia ma manca la sfida, l’uno contro uno che si riesce a generare con i pesci in costante attività durante una schiusa.

Se posso fare la mia personale classifica delle condizioni di cattura che preferisco eccola qua:

al terzo posto metterei la pesca con corposi terrestrial per stanare le grosse trote nascoste tra la vegetazione;

al secondo una schiusa primaverile di effimere in un fiume del piano che tiene in costante attività temoli e trote;

ma la situazione che preferisco in assoluto è una risorgiva a fine Maggio, una schiusa in corso ed una trota di taglia a mezz’acqua che sale a ghermire delle grosse dun…. seppure debba ammettere che anche trovarsi la Zeta Johns, nuda sul letto che mi sussurra “fammi tua!” non sarebbe male...